Scuola, stop a più ore per i prof
ma arriva la pagella per le scuole

Il ministro Giannni congela il progetto delle 36 ore annunciato
dal sottosegretario Reggi. Ma apre a un Patto di valutazione per gli Istituti

di Salvo Intravaia, la Repubblica scuola 15.7.2014

Passo indietro del governo sull'aumento dell'orario degli insegnanti, ma valutazione d'istituto ormai dietro l'angolo. La scorsa settimana, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha congelato il suo sottosegretario Roberto Reggi che si era spinto nell'ipotesi di un incremento dell'orario di lavoro dei docenti fino a 36 ore settimanali. "Non è un tema in agenda", ha detto la ministra liquidando la questione che tiene in apprensione mezzo milione di professori. Ma la stessa Giannini, in occasione della presentazione dei risultati dei test Invalsi, ha premuto l'acceleratore sulla valutazione d'istituto che dovrebbe partire a settembre.

Le indiscrezioni che circolano in questo momento sul Patto per la scuola alla vigilia della sua discussione in consiglio dei ministri sono tante. Al suo interno il mondo della scuola potrebbe trovare da una consistente fetta di quello che è stato anticipato con dichiarazioni nelle ultime settimane a qualche timido intervento. I soliti ben informati giurano che il governo non farà passi più lunghi della gamba. L'anticipazione del sottosegretario Reggi, che a Repubblica ha detto che gli insegnanti italiani lavorano meno dei colleghi europei e che, su base volontaria, il loro impegno potrebbe aumentare fino a 36 ore settimanali, sembra ormai archiviata.

L'ipotesi di uno sciopero generale a settembre o ad ottobre è più di una semplice eventualità. Perché dopo l'intervista del sottosegretario a Repubblica le reazioni di sindacati, studenti e esponenti politici non si sono fatte attendere. Così, dopo quasi due settimane lo stesso Reggi aveva fatto un passo indietro, sostenendo di essere stato frainteso. Ma che sull'orario di lavoro dei docenti occorre comunque intervenire per riconoscere il lavoro sommerso degli insegnanti. Sul fronte delle supplenze brevi il governo sembra invece intenzionato a concretizzare l'idea di affidare le supplenze brevi agli insegnanti di ruolo.

Un intervento che cancellerebbe di botto quasi 300mila precari inseriti nelle graduatorie d'istituto. Quello che sembra invece ormai certo è che a partire dal prossimo mese di settembre le scuole attiveranno le attività di autovalutazione che porterà alla pagella per ogni istituto. Nella maggioranza, alcuni vorrebbero rendere pubblici alla fine del percorso di valutazione i risultati per ogni singola scuola. In questo modo le famiglie potrebbero scegliere la scuola anche in base ai risultati della valutazione che dovrebbe seguire la falsariga della sperimentazione Vales lanciata da Francesco Profumo.

Fra un mese e mezzo, le scuole dovranno elaborare un Piano di valutazione che  -   utilizzando i risultati dei test Invalsi, ma anche tutti gli altri dati messi a disposizione dal sistema informativo del ministero dell'Istruzione o in possesso della scuola  -  individui i punti forti, ma soprattutto i punti deboli, dell'istituzione scolastica. Al quale dovrà seguire un Piano di miglioramento  -  che la scuola potrà eventualmente elaborare con l'ausilio dell'Indire (l'Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa)  -  per correggere le criticità emerse col Piano di valutazione. E dopo avere atteso gli interventi contenuti nel Piano di miglioramento, arriverà la cosiddetta Rendicontazione dei progressi fatti che prevede anche il controllo esterno da parte degli ispettori ministeriali.

Non è ancora del tutto chiaro il ruolo e le modalità di intervento dei nuclei ispettivi. Quello che sembra ormai certo è che la valutazione partirà per tutte le scuole e che concluderà questa prima applicazione nel 2018. Sembra che il ristretto gruppo che sta elaborando il Patto da presentare al premier Renzi voglia inserire all'interno della valutazione d'istituto qualche meccanismo premiale per i docenti "più bravi" e per la valutazione dei dirigenti scolastici.  Ma su questo punto, che potrebbe costituire la novità della proposta, vige il più assoluto riserbo. Perché proprio sui premi agli insegnanti la Gelmini prese uno scivolone: si trovò di fronte il rifiuto della categoria e dopo pochi mesi il progetto venne abbandonato.