Se la prof è lesbica

Pasquale Almirante, La Sicilia 27.7.2014

Una scuola cattolica di Trento non ha rinnovato il contratto a una docente omosessuale e si è subito gridato alla discriminazione dei principi costituzionali. Tuttavia la direttrice non ha fatto altro che garantire la sua utenza, cattolica e pagante, che ha il diritto alla libertà educativa. La Chiesa cattolica infatti, in riferimento alla docente lesbica, fa riferimento ai dettami biblici per i quali l'attività omosessuale è peccato. E se la scuola cattolica fa il suo mestiere, anche la Costituzione italiana fa il suo all'art. 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Non potendo però impedire a gruppi di cittadini la libertà di educazione per i propri figli, deve consentire la nascita di scuole funzionali alla propria "weltanschauung" e al proprio credo, non solo religioso ma anche politico.

Il problema è però se è costituzionalmente corretto elargire i fondi di tutti i cittadini (compresi omosessuali, neri, atei, credenti), a istituzioni che pongono ostacoli alle scelte sessuali, alle idee, alle religioni. Si può impedire, per la stessa ragione, a una scuola islamica di reclutare solo insegnanti di credo islamico? A tal fine infatti le scuole private assumono il personale, non dalle graduatorie (dove da parte della scuole pubbliche sono richiesti solo i titoli all'insegnamento e non la fede, né religiosa né politica), ma per chiamata diretta, come ha fatto la scuola di Trento che in egual diritto non ha rinnovato il contratto alla prof. Tuttavia, proprio in funzione della libertà di scegliersi il personale più adatto alla propria missione educativa, la Costituzione chiaramente stabilisce che l'intervento educativo privato debba avvenire "senza oneri per lo Stato" (art. 33, c. 3): la scuola privata dunque non ha diritto a ricevere contributi economici da parte dell'erario, perché altrimenti riceverebbe soldi anche da coloro che "discrimina", legittimamente, all'atto dell'assunzione: l'islamico il cattolico, il cattolico l'ateo e, per paradosso, l'omosessuale, l'etero. Discende da qui anche l'equivoco dell'accusa di "preconcetto ideologico" contro coloro che si oppongono al finanziamento pubblico alle scuole private. Che deve ribaltarsi, proprio perchè la trincea ideologica è stata scavata da chi vuole difendere il privilegio di avere i soldi di tutti, anche dagli omosessuali, come nel caso di Trento, per assolvere un interesse educativo esclusivamente privato.