Compiti delle vacanze sì, compiti delle vacanze no
Nella modifica del Titolo V della Costituzione
s’intravedono di Maria Grazia Colombo, Education 2.0 25.7.2014
Sono arrivate ormai le vacanze, i ritmi nelle famiglie sono più
distesi, nelle strade c’è meno traffico, le scuole sono chiuse,
l’anno scolastico terminato. A volte si ha l’impressione che i nostri ragazzi siano costretti per nove mesi a essere immersi in un sistema che tolga loro persino il respiro, per tornare poi a respirare a pieni polmoni nei tre mesi estivi. Accade in modo simile anche nel mondo del lavoro, si vive la settimana in funzione del sabato e della domenica, dei ponti e delle ferie. Lavoro e studio concepiti come qualcosa di cui ci si deve “liberare” per poter realmente “vivere”. Ma la vita è sempre lavoro, ossia mossa personale, curiosità che muove il desiderio della conoscenza. I nostri ragazzi che studiano le pagine di storia per una verifica sono gli stessi che si allenano per una partita o leggono un libro o guardano un film. Il lavoro e la fatica si accompagnano nella nostra vita, il lavoro può essere, sotto certi versi, anche riposante. Il punto è che la vita sia dei ragazzi che la nostra è una e si vive in unità, a scuola, al lavoro, in estate, in inverno, seppur con ritmi diversi. C’è così un tempo per i compiti e il ripasso durante le vacanze, per i genitori è questione di strategia che va studiata e pensata. Non serve a nulla essere assillanti, come non serve il famoso invito a “togliersi il pensiero” e fare i compiti subito, in fretta, come un peso, una tassa da pagare. I ragazzi devono essere aiutati a vivere questi momenti con leggerezza e passione, imparare a scoprire passi, esercizi, versioni come occasioni piacevoli e non ostacoli. A settembre così non occorre ripartire ma piuttosto continuare, con un desiderio grande di imparare, sempre, “long life learning”. |