Fondo istituto 2014/15: Reginaldo Palermo, La Tecnica della Scuola 28.7.2014
Al Ministero
tecnici e organizzazioni sindacali sono al lavoro per cercare di
definire subito l'entità delle risorse su cui le scuole potranno
contare. Potrebbe essere un tentativo per rendere inevitabile il
passaggio a stipendi legati al "merito" e all' impegno. I tecnici del Miur hanno già incontrato un paio di volte i dirigenti sindacali del comparto nel tentativo di riuscire a definire al più presto l’entità delle risorse disponibili. Ma le incognite sono molteplici. La base di partenza dovrebbe essere almeno pari alla somma spesa quest’anno (650milioni di euro circa). Il ministro Giannini ha più volte dichiarato che bisogna ritornare alle cifre di tre anni fa (poco meno di un miliardo e mezzo), obiettivo che appare non solo ambizioso ma anche del tutto irrealistico visto e considerato che per cifre molto più modeste (450milioni peraltro diluiti in 4 anni per risolvere il problema dei “quota 96”) la Ragioneria generale dello Stato ha sollevato non poche questioni. C’è poi una domanda da farsi: in che modo si potrà pagare lo scatto stipendiale del personale che lo ha maturato nel 2013? Se si dovesse nuovamente attingere al fondo di istituto, come avvenuto negli ultimi due anni, le risorse disponibili per le scuole si ridurrebbero a ben poca cosa (250-300 milioni al massimo). C’è però una ipotesi che non va scartata a priori: è possibile che il Ministero voglia mettere le scuole di fronte ad un dato di fatto già a partire da settembre: i soldi per compensare gli incarichi aggiuntivi sono modesti, anzi modestissimi. A questo punto è possibile che, nel programmare l’attività per il 2014/2015, i collegi dei docenti decidano di ridurre allo stretto indispensabile l’intervento di funzioni strumentali e referenti per le attività più impegnative. In molti casi potrebbero essere i docenti stessi a non accettare incarichi e impegni aggiuntivi. Potrebbe quindi scattare la “fase 2” dell’operazione: il Ministero potrebbe mettere sul piatto qualche centinaio di migliaia di euro destinati ai docenti che “lavorano di più”, come vanno ripetendo da qualche tempo Giannini e Renzi. Cosa accadrebbe a questo punto? Difficile fare previsioni, ma è anche possibile che una parte consistente dei docenti incominci a considerare favorevolmente la proposta: non bisogna infatti dimenticare che, negli ultimi due anni, molti insegnanti hanno svolto incarichi impegnativi con compensi poco più che simbolici. Perché mai questi insegnanti dovrebbero vedere di cattivo occhio un riconoscimento del loro impegno? |