Crisi, per i figli degli immigrati Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 8.7.2014
Lo dice un rapporto Ocse, richiesto dal Cnel, che parla di
crescente tasso di abbandono e di una percentuale di Neet pari ad un
terzo degli stranieri tra i 15 e i 24 anni. Spesso non sanno nemmeno
la lingua italiana. Il passaggio alle superiori è forse il momento
più duro. Anche perchè solo otto regioni consentono agli studenti
immigrati con qualifica professionale post-triennale di accedere a
un quarto anno di formazione e solo due regioni al quinto Complessivamente gli immigrati, uomini e donne, costituiscono rispettivamente il 31 e il 40% dei lavoratori poco qualificati nel 2012. Solo la metà di loro ha un titolo di studio superiore alla licenza media e pochi parlano italiano al momento dell'arrivo. Il passaggio alla scuola superiore non è facile e, ricorda l'Ocse, ''solo otto regioni consentono agli studenti immigrati con qualifica professionale post-triennale di accedere a un quarto anno di formazione e solo due regioni al quinto anno''. La maggioranza degli studenti immigrati ha genitori poco istruiti e non ottiene buoni risultati a scuola. Per i quindicenni coinvolti nell`indagine Pisa, la differenza tra i risultati ottenuti dagli studenti immigrati e quelli ottenuti dai nativi è una tra le più alte nei Paesi Ocse. I dopo-scuola, insieme a corsi di lingua, servirebbero a migliorare la situazione, insieme a misure per incentivare le famiglie a portare in Italia i loro figli il prima possibile, così che possano imparare la lingua a scuola. Mentre oggi, il rapporto registra tra i figli di immigrati un crescente tasso di abbandono scolastico e una percentuale di Neet pari a un terzo degli stranieri tra i 15 e i 24 anni. Un ultimo dato interessante emerso dal rapporto riguarda il fatto che tutti i figli degli immigrati sono consapevoli del loro diritto alla naturalizzazione: l`acquisizione della cittadinanza dovrebbe essere facilitata ed incoraggiata, dal momento che i figli degli immigrati naturalizzati hanno risultati migliori nel mercato del lavoro. Sarebbe compito dei Comuni diffondere le buone pratiche esistenti per raggiungere i minori e le loro famiglie ed incoraggiarli a sfruttare questa possibilità. |