«School bonus» sugli investimenti privati

di Claudio Tucci, Il Sole 24 Ore 15.7.2014

ROMA - Bonus fiscale ("school bonus") per ogni investimento privato nella scuola. "School guarantee", un premio aggiuntivo, se l'impegno economico dell'impresa riesce anche a creare occupazione giovanile. E per rispondere ai rilievi europei più spazio all'alternanza scuola-lavoro, con l'obiettivo di far sperimentare a tutti gli studenti che hanno superato i 15 anni percorsi di didattica in realtà aziendali (anche pubbliche e del no-profit).

Il ministero dell'Istruzione sta mettendo a punto le proposte da inserire nel "pacchetto Scuola", annunciato nei giorni scorsi dal premier, Matteo Renzi. I due "cantieri" voluti da Stefania Giannini, coordinati dal capo di gabinetto, Alessandro Fusacchia, e dal capo della segreteria tecnica, Francesco Luccisano, stanno ultimando i lavori, e dalla prossima settimana le misure di intervento individuate da Viale Trastevere saranno discusse all'interno del Governo. E in particolare con il ministero dell'Economia per verificare le coperture e, soprattutto, per capire quante risorse potranno essere reperite ed effettivamente destinate all'operazione "Scuola". Che, dalle prime bozze di documenti in circolazione, si annuncia piuttosto ambiziosa.

Nei testi si ipotizzano una serie di interventi per sostenere, con incentivi normativi e fiscali, ogni investimento di una impresa o di un attore privato (fondazione o banca, per esempio) indirizzato a una scuola o a una rete di scuole (poli tecnico-professionali). Sulla falsariga del cosiddetto "Art bonus" introdotto con il decreto Cultura, i tecnici del Miur pensano a una sorta di "school bonus", cioè un bonus fiscale ad hoc a favore dei privati (per esempio tramite sponsorizzazioni) che potrebbe trovare immediata applicazione nell'opera di potenziamento e riqualificazione degli istituti scolastici, dei loro laboratori, per l'acquisto di nuove tecnologie, o per l'apertura prolungata del plesso (una opzione, fino alle ore 22, rilanciata nei giorni scorsi dal sottosegretario Roberto Reggi, assieme all'altra ipotesi di portare a 36 ore le ore di lavoro dei docenti).

Un altro strumento da poter mettere in campo si chiama "school guarantee", che è pensato per l'impresa che investe risorse per finanziare l'alternanza scuola-lavoro o per potenziare un laboratorio. Potrà ricevere incentivi aggiuntivi allo "school bonus" se si dimostra il "successo formativo" dell'intervento in termini di maggior occupazione dei ragazzi. Si ipotizzano anche misure di incoraggiamento a meccanismi di crowdfunding (micro-finanziamento diffuso) per la scuola per coinvolgere anche i singoli cittadini e la collettività. Certo, si tratta di proposte onerose e le coperture sono ancora tutte da verificare, dicono dal Miur, «ma i ragazzi ci chiedono istituti aperti ad altre realtà e al territorio», sottolinea il sottosegretario Gabriele Toccafondi.

Il punto è che «serve una visione nuova che veda la scuola come un investimento del Paese», rilancia il dg per gli Ordinamenti scolastici, Carmela Palumbo. In quest'ottica, tra le proposte che si studiano al Miur, c'è anche quella di potenziare l'alternanza scuola-lavoro per dare attuazione in Italia al modello duale tedesco. E rispondere ai rilievi dell'Europa. Secondo gli ultimi dati ufficiali (Miur-Indire) nell'anno scolastico 2012-2013 sono stati coinvolti in esperienze di studio e lavoro quasi 228mila studenti, per di più provenienti da istituti professionali e tecnici, e una nicchia di aziende.

Per invertire il trend si richiama la necessità di rafforzare l'obbligatorietà dell'alternanza scuola-lavoro negli istituti tecnici e professionali, utilizzando una quota cospicua dell'orario curriculare (si ipotizza un periodo di formazione in ambiente lavorativo di circa 600 ore totali nell'arco dell'ultimo triennio). Il costo stimato per questo intervento è di 75 milioni di euro annui, che si potrebbero coprire utilizzando quota parte dei fondi strutturali. Per gli studenti dei licei, invece, si suggerisce di rafforzare il legame con il ministero dei Beni culturali per favorire il passaggio dei ragazzi dalle classi agli operatori del mondo della cultura e della conservazione dei beni artistici. Per coinvolgere, infine, le pmi e le imprese in aree del Paese meno sviluppate la proposta è quella di implementare lo strumento della "scuola bottega".