La
ministra sbaglia i conti. Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 28.6.2014
Nei giorni
scorsi la ministra dell'istruzione, Stefania Giannini, ha detto che
se chiudessero le scuole paritarie lo stato dovrebbe
spendere 6 miliardi di euro in più. Per la Fondazione Agnelli è
però cifra esagerata e comunque sbagliata la prima sta nelle evidenza dei finanziamenti alle paritarie dell'infanzia, degli asili insomma, che percepiscono soldi, oltre che da parte della loro utenza, anche da parte degli enti locali, Comuni e Regioni, per cui solo questa aggiunta "statale" ridurrebbe la cifra annunciata da Giannini di circa 4,8 miliardi; la seconda obiezione invece è un po' più sottile, perché il dato fornito dalla ministra si basa sul costo medio, 6 mila euro l'anno, per singolo allievo, per cui se tutti gli alunni, circa un milione, delle paritarie andassero alle pubbliche a questo costo "pro capite, si dovrebbe aggiungere anche quello dei nuovi ingressi: da qui infatti i sei miliardi di euro della "fabula" ministeriale. Per la Fondazione Agnelli invece non è calcolo corretto, perché bisognerebbe utilizzare invece il cosiddetto "costo marginale". In cosa consiste lo spiega il presidente della Fondazione, Andrea Gavosto: "Se anche per assurdo tutte le scuole paritarie chiudessero e lo Stato dovesse riassorbirne gli allievi, il costo aggiuntivo che lo Stato dovrebbe affrontare sarebbe molto modesto. Infatti, nel complesso della scuola primaria e secondaria italiana il rapporto fra insegnanti e studenti resta uno dei più bassi a livello internazionale (22 allievi contro i 24 della media Ocse). Per accomodare i circa 400 mila studenti di scuola primaria e secondaria in più provenienti dalle paritarie non sarebbe necessario un significativo incremento di aule e insegnanti; basterebbe aumentare di poco più di un'unità la composizione media di ciascuna classe, con qualche variazione territoriale". |