In che stato questi esami di Stato....

di Mario Ambel, Insegnare giugno 2014

Forse sarebbe il caso di cominciare a parlare seriamente di questi esami di Stato di fine secondaria di I e II grado, che una serie di circostanze convergenti ormai di lungo corso  ha ridotto a una fiera dell’ipocrisia, della presunzione e spesso dell’illegalità diffusa. E che qualcuno si  illude di sanare inserendo le prove Invalsi anche in quello finale, come se non bastassero le contraddizioni innescate in quello di fine obbligo. A proposito: è ancora di fine obbligo? Conclusivo di che? Tanto per ricordare  una delle più irresponsabili contraddizioni che segnano ormai da anni il primo dei due esami di Stato!

Bisognerebbe cominciare a parlarne, magari aspettando che finiscano anche quelli di quest’anno, se non altro per rispetto delle ragazze e dei ragazzi - se ne sono sopravvissute/i -  che ancora nonostante tutto ci credono, che li stanno affrontando seriamente, che hanno studiato, che non pensano che l’unica cosa seria da fare sia trovare il modo di copiare o abborracciare qualche prova, che non sono andati a farsi fare la tesina da insegnanti privati o da parenti o non l’hanno scaricata da internet senza neppure leggerla, che durante l’anno hanno compilato quaderni di appunti e che ora li consultano, da soli o in coppia o in piccoli gruppi per preparare gli orali. Quelli che potrebbero leggere l’articolo di Massimo Recalcati su “la Repubblica” del  17 giugno per trovare un qualche senso a questo “uscio che si apre su una terra ignota” e capire perché nonostante tutto provoca legittimi affanni. O sarebbe legittimo che li provocasse.

Quelle ragazze e quei ragazzi, se sono sopravvissute/i a se stessi, ai loro compagni e a una scuola che troppo spesso non riesce più a credere in se stessa, a una pressione mediatica che li vuole più superficiali e furbi che studiosi e responsabili, meritano certamente rispetto. Come gli insegnanti che cercano di mantenere alla scuola e agli esami senso e credibilità. Sempre più a fatica.

Ma poi dovremo avere il coraggio di affrontare senza falsi pudori l’analisi di che cosa sono diventati questi esami di Stato, evento ormai più mediatico che scolastico, specchio di una scuola che non sa ritrovare dignità e coraggio, che ha consentito o non è riuscita a impedire che diventassero una burla la tesina o la terza prova dell’esame di Stato di II grado come già era accaduto per il colloquio pluridisciplinare di quello di I, che spesso consente o pratica procedure a dir poco disinvolte durante gli scritti, che supera con frustrante rassegnazione gli orali, che si auto flagella in modalità valutative che ormai hanno senso solo… ai confini della realtà e della decenza, che sogna una serietà e una severità perdute, che non riesce a fare del suo momento conclusivo qualcosa da ricordare con orgoglio e non con un misto di angoscia e ilarità…  Esami che nella loro farraginosa accozzaglia di arroganza e improvvisazione  sono l’epilogo di tutto ciò che non vorremmo che la scuola fosse e che invece troppo spesso accetta di essere diventata.

Sì, vorremmo discuterne, a partire dal momento in cui saranno finiti, se non altro per impedire che qualcuno decida di e come “riformarli” senza un’analisi seria del cosa sono diventati e soprattutto del perché… E soprattutto senza chiedersi come deve cambiare la scuola per rendere credibili gli esami, anziché illudersi di cambiare gli esami per rendere più credibile la scuola!