Esodati e Quota 96: slitta la legge

Gli esodati e i Quota 96 scuola sono condannati ancora all’attesa:
slitta di una settimana la discussione della Legge 249

di Michela Fiori, DGmag 23.6.2014

Oggi doveva essere il giorno della speranza per esodati e Quota 96 scuola. Le news di questi giorni annunciavano il 23 giugno come data in cui sarebbe approdata in Parlamento la proposta di legge 249, quella in cui, per intendersi, sarebbero stati inclusi i provvedimenti di salvaguardia per le due categorie in attesa di pensione.

Bisognerą aspettare invece ancora una settimana prima che il testo bipartisan firmato Ghizzoni (Pd) e Mazzana (Pdl) arrivi in Parlamento.
L’ennesima doccia fredda per esodati e Quota 96 (ora diventati 103) arriva con un comunicato di Inps e Ragioneria di Stato. La copertura prevista per il salvataggio di questi ex lavoratori costretti in un limbo senza lavoro e senza pensione costerebbe alle casse dello Stato ben 40 miliardi: troppo per le casse esangui italiane.

Il testo dunque al momento si trova ancora bloccato tra Commissioni e Parlamento, in attesa dell’ingresso in aula. L’obiettivo del governo al momento sembra essere quello di trovare i fondi necessari per mandare in pensione a settembre esodati e Quota 96. Lo sconforto č grande ma organizzato.

Il Comitato civico Quota 96 ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la lettera firmata dal personale della scuola docente e Ata ha toni accorati: “Caro Matteo conosci perfettamente la quaestio generata da un errore (voluto?!) amministrativo contenuto nella riforma Fornero… Sono passati 29 mesi, quasi tre anni, un tempo scandalosamente lungo e ancora non si vede una via d’uscita, nonostante la Pdl 249/1186 targata Gizzoni/Marzana, abbia incassato il parere unanime di tre commissioni parlamentari, due risoluzioni di cui una approvata nel Def, che impegna il governo a reperire i fondi. Ora – concludono – #telochiediamonoi basta tergiversare ancora, serve un decreto ad hoc entro giugno..riporta finalmente la legalitą restituendo un diritto scippato ai lavoratori della scuola”.