Distacchi, i sindacati hanno un mese di tempo
per decidere che rimarrà dentro

Alessandro Giuliani, La Tecnica della Scuola 17.6.2014

Dopo l’Anief, anche la Gilda alza la voce: da Renzi una rivoluzione di facciata che non procura risparmi ma ferite gravi, perché va a colpire persone che prestano il servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella burocrazia. E ancora: risparmiati 13 milioni, meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. La lista dei nominativi prescelti dovrà essere pronta per metà luglio, quando uscirà il decreto sulle utilizzazioni.

C’era da aspettarselo: i sindacati non hanno proprio digerito la decisione unilaterale del Governo di ridurre il 50% i permessi e distacchi in essere. Per la scuola il provvedimento, preso dal CdM ed ora al vaglio del Parlamento, avrebbe effetti immediati: con il nuovo anno, quindi dal 1° settembre, il dimezzamento della rappresentatività sindacale sarebbe già operativo.

Si tratta di un provvedimento che, conoscendo il rapporto difficile del premier Renzi con il mondo sindacale, non cade proprio come un filmine a ciel sereno. Però, obiettivamente, in pochi avrebbero pronosticato su un’attuazione così repentina. Che costringerà le tante segreterie sindacali sparse per il territorio nazionale a fare i salti mortali per garantire lo stesso servizio di consulenza offerto oggi.

Così, dopo l’Anief, che impugnerà il provvedimento, il 17 giugno a farsi sentire è stata la Gilda-Unams, attraverso il suo coordinatore nazionale Rino Di Meglio. “Quella sbandierata dal tandem Renzi-Madia – sostiene il sindacalista triestino - è una rivoluzione puramente di facciata che in realtà non procura risparmi ma ferite gravi e profonde alle grandi organizzazioni democratiche rappresentate dai sindacati”.

Di Meglio non usa mezzi termini per esprimere il suo disappunto: “il taglio del 50 per cento di permessi e distacchi viene effettuato brutalmente, senza alcuna gradualità, e va a colpire persone che generalmente prestano servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella giungla burocratica italiana”.“Il risparmio che deriverà dal dimezzamento di permessi e distacchi – spiega il coordinatore della Fgu – ammonterà a circa 13 milioni nelle scuole e ad altrettanti nel resto del pubblico impiego, una cifra che corrisponde a meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. Il rientro dei distaccati, inoltre, non farà altro che ridurre ulteriormente i posti di lavoro disponibili, con 'tanti saluti' al famoso ricambio generazionale”.

Il rappresentante del sindacato degli insegnanti conclude il suo intervento con una stoccata al mondo politico: “ben altro sistema ha usato il governo – incalza Di Meglio – per il finanziamento pubblico ai partiti, la cui abolizione avverrà soltanto nel 2017 e che alla fine verrà sostituito dal 2 per mille nella dichiarazione dei redditi. L'attacco di Renzi – conclude - si conferma come una deriva populistica tesa a destrutturare i sindacati”.

I sindacati, salvo improbabili bocciature della misura in Parlamento, hanno a questo punto poco più di un mese di tempo per fare le loro scelte: dal Miur hanno fatto sapere che il contratto sulle utilizzazioni (comprendente anche i distacchi per motivi sindacali) verrà emanato non prima del 16-17 luglio. Ai segretari nazionali e provinciali delle varie organizzazioni spetta ora l’onere di fare la lista “ristretta” di nominativi che rientreranno nell’organizzazione nel prossimo anno scolastico. Per chi rimarrà fuori, a meno che il sindacato decida di pagarsi il distacco di tasca propria, non ci sarà altra scelta: dovrà tornare a scuola.