L’intervista

Il business delle paritarie:
il coraggio e la solitudine di Paolo Latella

Dalla restituzione delle paghe concordate allo scandalo dei diplomi facili.
La fotografia desolante di un barcone destinato ad affondare.

di Ilenia Gullo, Orticalab 7.6.2014

Soldi e istruzione: un binomio inscindibile che sta facendo colare a picco il mondo della scuola italiana. Da qualche tempo si è iniziato a parlare di un nuovo, scomodo argomento, presente nei discorsi di tanti insegnanti precari ma mai denunciato pubblicamente da nessuno. Intimidazioni, minacce, repressioni, controlli, veri e propri abusi di potere fatti a discapito di numerose, povere vittime che, nella loro vita, avevano solo scelto di fare un mestiere ormai diventato impossibile: quello dell'insegnante.

Il grande scandalo delle scuole paritarie continua a balzare alla ribalta delle cronache nazionali, impetuoso più che mai. Ma se, fino ad adesso, l'attenzione si era concentrata particolarmente sulla questione del "diploma facile", scandalo che coinvolto di recente anche la nostra provincia, ora i fronti aperti sono altri: lo sfruttamento dei giovani insegnanti che lavorano nelle scuole private (come raccontano larepubblica.it, cgmagizine o ilfattoquotidiano.

A giugno dello scorso anno, Paolo Latella, insegnante lombardo e membro dell’Esecutivo Nazionale del Sindacato Unicobas Scuola, Segretario Regionale in Lombardia con delega ai ricorsi e alle class action a favore dei docenti e del personale ATA per le regioni del Nord Italia, ha avuto il coraggio di denunciare questo "grande scempio" delle scuole private, predisponendo un dettagliatissimo dossier inviato direttamente all'allora Ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza.

Il fascicolo redatto dal prof. Latella raccoglie i frutti di una ricerca iniziata lo scorso anno, integrata grazie alle testimonianze raccolte attraverso un gruppo da lui stesso creato su Facebook al quale hanno aderito oltre 7500 persone. Da allora, purtroppo, poco è cambiato. A trasformarsi, decisamente in peggio, però, è stata la vita del prof. Latella: il coraggio della sua denuncia lo ha portato, lo scorso gennaio, ad essere minacciato di morte. Siamo riusciti a contattarlo e lo abbiamo intervistato.

Prof. Latella, ci può spiegare meglio come funziona il meccanismo degli istituti paritari?

«Se la questione, un tempo, era legata esclusivamente al "diploma facile" rilasciato dagli istituti paritari di secondo grado, adesso si fa decisamente più ampia e marcata. La legge 62/2000, contente "Norme per la parità  scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione", hanno segnato una pesante linea di demarcazione sulla questione dei finanziamenti erogati dallo Stato a favore delle paritarie, cui venivano stanziati, all'epoca, 535milioni di euro all'anno. Il testo iniziale della legge prevedeva che i contributi statali fossero erogati alle famiglie che decidevano di iscrivere i propri figli in uno di questi istituti, a partire dalle primarie fino alle superiori. Il punto è che questa legge è stata modificata nel corso degli anni, a iniziare col governo D'Alema. Un iter proseguito con i governi di centrodestra e che ha portato allo scempio attuale: contributi a pioggia su tutte le scuole non statali».

Continui"...

«Le scuole paritarie pubbliche e private, per accedere ai finanziamenti dallo Stato, devono presentare formale richiesta presso l'Ufficio Scolastico Regionale della propria regione (per accedere ai fondi diretti) o rivolgersi agli assessorati della cultura, formazione e istruzione di Comuni, Province e Regioni (per accedere a quelli indiretti. Se nessuno controlla la situazione, è chiaro che la complicità  tra istituto e istituzioni può essere semplice».

Professore, lei vive e insegna a Lodi ed è un importante punto di riferimento per tutto il Nord Italia. La sua inchiesta, però, si è spinta fin qui al Sud. Cosa ci può dire rispetto alla Campania?

«Mi viene in mente immediatamente uno dei dati più allarmanti: nella provincia di Caserta si contano 420 scuole paritarie, a fronte di sole 219 scuole statali. Tirare le somme del perché non è difficile: una paritaria può aspirare a più fondi e a più libertà , quindi guadagnare di più e in maniera più semplice. Il problema nasce nel momento in cui ci si rende conto del fatto che esiste una presunta parità  scolastica che definisce la sua illegalità  sotto tutti gli aspetti».

Parlando di pratiche illegali, si riferisce allo sfruttamento dei giovani precari?

«Si, questo è uno degli esempi più eclatanti. Nel corso della mia ricerca ho raccolto le testimonianze di migliaia di insegnanti, neolaureati e non, che venivano sfruttati dalle scuole paritarie e solo per raccogliere qualche punto per scalare le graduatorie. La maggior parte di loro veniva reclutato, firmando un contratto vero e proprio e veniva pagato per poi essere costretto in vari modi a restituire l'intera somma alla scuola attraverso denaro liquido, quindi in nero. Non solo: questi giovani insegnanti, disposti anche a questo pur di raccogliere qualche punto per risalire nelle graduatorie d'insegnamento, dovevano pagarsi da sé i contributi, restituire i soldi presi per le malattie e per le aspettative per la gravidanza. Il prezzo da pagare per il rifiuto era altissimo: minacce e intimidazioni. Non di rado, molti di loro, nella migliore delle ipotesi, hanno trovato le loro automobili graffiate o con le ruote bucate».

La sua denuncia, raccolta nel dossier che ha reso pubblico nel febbraio scorso, è stata inviata al Ministero già  a giugno dello scorso anno. E' cambiato qualcosa in questi mesi?

«Sono estremamente deluso dalle ultime dichiarazioni del Ministro Giannini, che ha manifestamente fatto intendere che non ha alcuna intenzione di muoversi direttamente. Se ne è lavata le mani, insomma, alla maniera di Ponzio Pilato, proponendo di intervenire sul problema dei "diplomi facili" a partire da settembre, attraverso l'ausilio di 55 ispettori ministeriali. Le illegalità  compiute dagli istituti paritari, però, si concentrano soprattutto alle primarie, nelle scuole dell’infanzia, alle medie, sia religiose che private. La questione dei "diplomifici" arriva solo in un secondo momento. C'è bisogno di una scure che colpisca le pratiche illegali che vedono protagoniste le scuole paritarie di tutta Italia, ma il Governo continua ad essere sordo a qualsiasi richiesta».

In cosa consisterebbe la scure di cui parla?

«Non tutte le scuole paritarie compiono pratiche illegali. C'è bisogno di distinguere chi opera bene da chi opera male e per farlo sarebbe necessaria una legge ad hoc».

Per fare una legge, però, c'è bisogno di un'iniziativa legislativa portata avanti da una Commissione parlamentare"¦

«Se qualche giorno fa il Ministro Giannini si è almeno accostata alla nostra denuncia, il merito è stato dell'on. Silvia Chimienti del Movimento 5 Stelle, l'unico partito a sposare la causa che sto portando avanti dall'Unicobas. Sono un attivista da tanti anni e conosco di persona tanti onorevoli, di centrosinistra e di centrodestra: ovviamente, in tanti sono a conoscenza della vicenda, ma purtroppo sono rimasti indifferenti a qualsiasi richiesta. Quando, lo scorso gennaio, qualcuno ha ben pensato di minacciarmi di morte, ho ricevuto messaggi di solidarietà  anche dalla Spagna, dalla Francia e dal Regno Unito, ma nessuno dalla nostra bella Italia mi ha espresso almeno la sua vicinanza. Evidentemente, qualcuno vuole che i nostri ragazzi crescano nell'ignoranza. Sa, in Giappone gli unici a non essere obbligati a inchinarsi davanti all’imperatore sono gli insegnanti, poiché senza di loro non ci sarebbero imperatori. In Italia stiamo lentamente perdendo l'essenza della cultura dell'istruzione forse perché è necessario che qualcuno mantenga le masse ignoranti».

Secondo lei, in che situazione si ritrova la scuola italiana in questo periodo?

«Ha presente un transatlantico? Ecco, la scuola di oggi è proprio una grande nave, guidata da scarsi timonieri e piena di falle. Prima o poi, questo barcone affonderà ».

Ha qualche proposta utile per evitare che il tutto affondi clamorosamente?

«E' inutile bandire altri concorsi, altri tentativi di abilitazione, che servono solo a rimpinguare le casse dello Stato e delle Università : bisogna prima sistemare gli insegnanti che aspettano da una vita il tempo indeterminato. Bisognerebbe cambiare completamente il sistema: una graduatoria unica, come per il modello spagnolo, potrebbe essere un inizio. Basta con la dicitura "lavoratori della conoscenza", c'è bisogno di ispettori della materia formati ad hoc, persone che conoscano a fondo quello che devono controllare. E, soprattutto, basta pensare che quello dell'insegnante sia un impiego pubblico. Io insegno, non lavoro per la scuola e il mio impiego non è di 18 o 24 ore, è un responsabilità  a 360°».

Professore, cosa ne pensa, infine, della proposta fatta dal premier Renzi relativa alla valutazione degli insegnanti?

«Nulla di più sbagliato. Chi controlla i controllori? La valutazione dei docenti deve scaturire dalla valutazione degli elementi della loro didattica, non dalle pratiche irriverenti che il MIUR sta adottando nell'ultimo periodo. A dover fare gli esami, quelli veri, sono gli alunni e non gli insegnanti. Vorrei approfittare di questa intervista per fare un grosso in bocca al lupo a tutti gli studenti italiani che a breve affronteranno la maturità . Il nostro esame di Stato è uno dei più difficili d'Europa, ma è l'unica possibilità  che ci è rimasta per dare ai ragazzi la possibilità  di fare coscienza critica di quanto studiato. Il Ministero, attraverso le sue pratiche irriverenti, vuole privarcene attraverso test preselettivi e INVALSI, ma la didattica, quella vera, è un'altra cosa e non può basarsi sulla nozionistica. E questo vale sia per gli studenti che per gli insegnanti».