La scuola italiana verso la scuola straniera

di Rosalba Trabalzini, Il Journal 26.1.2014

Da qualche giorno si parla della differenza di insegnamento tra la scuola italiana e quelle straniere. A parere degli esperti: i ragazzi italiani che frequentano le scuole oltralpe o americane ne escono impoveriti della nostra storia e cultura.

Mi sento di dovere di portare la mia esperienza personale, le mie ragazze non hanno frequentato la scuola italiana per una mia scelta personale: ho sempre avuto difficoltà a parlare fluentemente l’inglese ed il mio pensiero è stato che se avessero appreso la lingua fin da piccole, sarebbe stata una buona opportunità per loro ed anche…per me. Detto fatto, dalla scuola materna sono state introdotte alla scuola inglese, all’inizio qualche difficoltà di comprensione ma, nell’arco di un paio di settimane tutto è andato bene, a tre anni i bambini fanno prestissimo a comunicare con codici linguistici differenti!

La prima differenza? Positiva! Ogni anno le insegnati cambiano: le insegnati sono specializzate per la classe d’insegnamento e quindi con l’età evolutiva dei ragazzi. Ci sono insegnanti che sanno ben relazionarsi con i ragazzi di sei o sette anni e quelli che sono specializzati nell’insegnare le capacità logico-deduttive, insomma tutte hanno la capacità di coinvolgere i ragazzi nell’apprendimento. Non posso di certo sottovalutare il fatto che anche quando le ragazze non stavano bene…volevano andare comunque a scuola, di certo non è un fatto trascurabile. E’ vero, hanno iniziato a lavorare in italiano solo all’ingresso della terza elementare ed ogni anno erano preparate per sostenere l’esame da privatiste insieme ai ragazzi della scuola pubblica italiana ma, questo, non le ha private della cultura italiana. Loro hanno dovuto soltanto lavorare di più rispetto agli altri con un ulteriore vantaggio: ogni anno hanno affrontato gli esami finali con il risultato di non essere per niente spaventate dagli esaminatori, l’esame annuale era un fatto normale.

Alla fine del percorso della scuola media inferiore, ci siamo posti l’interrogativo se fosse stato più utile per loro farle vivere l’esperienza della scuola pubblica italiana, ci siamo quindi recate in vari licei, parlato con alcuni professori e visitato le aule didattiche: ho lasciato loro libere di scegliere. Entrambe hanno scelto rapidamente: l’high school con l’International Baccalaureate. Non ci sono grandi cambiamenti tra la scuola inglese e quella americana, entrambe preparano molto bene nelle materie scientifiche con laboratori super attrezzati, ogni ragazzo ha il suo tavolo per disettare e per fare esperimenti di chimica o fisica. Le materie scientifiche si comprendono con facilità perché si sperimentano realmente e non si apprende solo attraverso la teoria. La stessa cosa vale per la letteratura o i servizi sociali, ogni mese devono essere obbligatoriamente letti e commentati due libri, una volta la settimana devono essere espletati servizi sociali: andare presso residenze per anziani a portare conforto o nei canili per offrire il proprio lavoro ed ogni ragazzo deve almeno provare a recitare un monologo di Shakespeare.

Forse non sapranno benissimo la letteratura italiana come i ragazzi che escono da un liceo classico ma quando si superano le prove dell’IB, i ragazzi hanno la possibilità di essere ammessi a frequentare prestigiose università internazionali e senza compiere alcun sforzo. Per i ragazzi è del tutto normale superare esami e verifiche varie, così come è normale mettere in comune il loro lavoro dando sempre i meglio di loro stessi affinché sia tutta l’equipe ad andare avanti. Ed è per questo che i centri di ricerca esteri raggiungono più facilmente dei traguardi. Il progresso si ottiene solo se in primo piano è inserita la competenza e la voglia di condivisione, personalmente sono convinta che la scuola italiana debba aprirsi ad un insegnamento diverso, più pratico e reale per permettere a in nostri ragazzi di essere finalmente competitivi anche nelle materie scientifiche.