La crisi svuota le culle da TuttoscuolaNews, n. 618 20.1.2014 Fino a cinque anni fa (anno 2008) il numero complessivo delle nascite in Italia era stabile con tendenza alla crescita, grazie soprattutto al consistente apporto dei figli di immigrati nelle regioni settentrionali e, in misura minore, di quelle centrali. Nel 2008 si è toccato l’apice con 570.179 nascite registrate ufficialmente dall’Istat. Sono i bambini che dovranno iscriversi quest’anno in prima classe nella primaria, quasi 15 mila più dello scorso anno. Da quel momento, anno 2008, è però cominciata lentamente la discesa: circa 10mila nati in meno nel 2009, altri 11mila in meno nel 2010, 19mila in meno nel 2011 e, per finire, ulteriori 11 mila nascite in meno nel 2012. Secondo i dati Istat, nel 2012 sono nati complessivamente 521.855 bambini, cioè oltre 48 mila in meno di quei nati che sono in obbligo scolastico da quest’anno, pari ad un decremento dell’8,4%. Si tratta del numero più basso di nascite del millennio, e una delle più basse in assoluto: un effetto della crisi. Senza considerare i nati dell’anno scorso (che l’Istat renderà noti nei prossimi mesi) quelle 48 mila culle vuote del prossimo quinquennio avranno un effetto anche sulle classi attivate e sugli organici della scuola primaria. Gradualmente andranno alla chiusura circa 2.500 classi, mentre gli organici del personale docente potrebbero subire una riduzione di almeno 3.700 unità Nel quinquennio si troveranno con circa 10 mila alunni in meno le regioni del nord ovest, 11 mila in meno sia al centro che nel nord est. Vi saranno quasi 15 mila bambini in meno al Sud, pari ad una flessione di nascite dell’11%; vi sarà un decremento di circa 6 mila nelle Isole, pari ad una percentuale del 9,5%. |