La scuola povera

Pasquale Almirante, La Sicilia 26.1.2014

Anche i presidi lo fanno, lo sciopero, scendendo in piazza. E se loro danno l'esempio, perché mai non la dovrebbero usare, la manifestazione, i ragazzi quando le cose non vanno bene a scuola? Interrogativo retorico su cui l'unica risposta è il diritto costituzionale di protesta, anche se i dirigenti chiedono di incrementare lo stipendio tabellare, scordando però che gli stipendi di ogni singolo dipendente pubblico, dirigenti scolastici compresi, non possono aumentare, in base al Dl 78/2010, neppure di un euro rispetto al 2010.

Tuttavia oltre 800 presidi hanno detto la loro davanti al Miur, con piena soddisfazione degli organizzatori che hanno cantato vittoria per il successo ottenuto. La materia è in ogni caso controversa, per mancanza di risorse, e nonostante abbia l'appoggio dei sindacati della scuola. I quali però hanno anche altro a cui pensare, come la pericolosa riduzione di un anno delle superiori su cui la stessa ministra Carrozza ha dichiarato di non avare preconcetti. Nel senso che, avendo avallato le sperimentazioni in alcune scuole, se i risultati saranno positivi i ragazzi potranno diplomarsi a 18 anni. Argomento sul quale tuttavia non si sono viste posizioni ufficiali da parte dei partiti. E suscita perplessità il fatto che il partito di Matteo Renzi, erede del Pci e di quella schiera onusta di intellettuali raffinati come Manacorda, Lombardo Radice, Fortini, non si esprima più su questioni tanto delicate e importanti come l'educazione e la formazione dei giovani, lasciando alla destra le maggiori proposte di innovazione, fra cui la chiamata diretta dei prof e l'abolizione degli scatti di anzianità a favore di incrementi salariali legati al merito. E può anche essere che, nel volgere di qualche anno, anche questo ennesimo tabù venga reciso, visto che la stessa ministra Carrozza ne ha parlato senza lasciare adito a dubbi. «Gli scatti settennali hanno fatto il loro tempo. È ora di infrangere un tabù». Il problema sarà l'immancabile protesta dei prof, che non solo si vedranno licenziati o non assunti per la riduzione di un anno, ma anche valutati e, se nulla osta, premiati. Certamente si dovrà stabilire quanti anno per anno, come, da chi e su quali "prodotti". L'unica certezza è che i soldi sono finiti, che il barile è stato raschiato fino in fondo per cui... dirigenti e docenti, alunni e personale unitevi, lo spettro della povertà si aggira per la scuola.