Le vere finalità dell’Autonomia scolastica
e le otto mosse per raggiungerle

di Pietro Ratto, boscoceduo.it 31.1.2014

  1. Elaborare e mettere in atto un Sistema scolastico in virtù di cui ogni Istituto sia, almeno in apparenza, AUTONOMO. Soprattutto da un punto di vista economico: ogni istituto riceverà ogni anno un tot di soldi con cui dovrà gestirsi autonomamente nel corso dell'intero periodo;

  2. Far dipendere però i finanziamenti ministeriali destinati annualmente a ciascuna scuola dall’effettivo numero di studenti iscritti e dalle strategie opportunamente approntate per attirarli;

  3. Spingere così i singoli Istituti a competere tra loro per accaparrare “clienti” elaborando “Progetti” sempre più accattivanti, settimane corte, viaggi, corsi aggiuntivi stimolanti e non impegnativi e, contemporaneamente, attenuando sempre più i carichi di lavoro degli alunni, la severità delle verifiche, delle norme disciplinari a cui attenersi e, di conseguenza, abbassando radicalmente la media annuale degli alunni respinti. Il tutto nell’ottica di indurre sempre più genitori a iscrivervi i propri figli;

  4. A tale scopo trasformare i Presidi in "Dirigenti" concentrati soprattutto sugli aspetti economici e burocratici delle loro scuole. Dirigenti ben consapevoli dell’importanza di aumentare di anno in anno il numero di studenti ottenendo in cambio più fondi per l’Istituto e, per questo stesso motivo, il più possibile schierati con le famiglie e con gli studenti contro i docenti;

  5. Screditare di fronte all’opinione pubblica i docenti quanto alle loro conoscenze ed alle loro capacità didattiche e educative, sottoponendoli a rigidi controlli, a intimidatorie valutazioni ed ispezioni esterne ed all’esplicitazione e formalizzazione di qualsiasi loro scelta didattica o valutativa tramite sterili e ansiogene griglie, verbali, piani di lavoro, programmi, elenchi di obiettivi didattici e educativi, moduli, ecc. alimentando in essi il timore di eventuali ricorsi da parte di alunni i cui risultati scolastici non soddisfacenti non siano stati ampiamente giustificati. Irregimentare ogni attività di docenza in un sistema di regole sempre più soffocanti e puramente formali utilizzando lo strumento dei “Dipartimenti”, tramite cui il Dirigente possa obbligare ogni insegnante ad attenersi a criteri comuni in ogni suo passo, così da impedire pericolose forme di “individualismo” o di “personalismo” che in qualsiasi modo possano compromettere - mediante valutazioni non sempre indulgenti atteggiamenti non troppo permissivi -  il progressivo accaparramento di alunni e fondi. Con la complicità dei sindacati, trasformare il docente in un impiegato che meccanicamente timbra, “somministra”, applica griglie, recupera, compila moduli e ri-timbra. In generale dividere i colleghi, indurli a forme di competizione reciproca, ad atteggiamenti delatori, a forme di mutuo boicottaggio, in un clima in cui nessuno osi più dire apertamente ciò che pensa. Atteggiamento, questo, che proficuamente si trasferisce da docenti ad alunni. I quali imparano a scrivere nei temi ciò che vuole l’insegnante, che a sua volta ha predisposto le tracce secondo i parametri del Dipartimento, che ha applicato le norme del Dirigente, che decide secondo l’Ordinanza Ministeriale;

  6. Ridurre così l’alunno a cliente da coccolare, vezzeggiare, attirare in tutti i modi, aspettandosi sempre meno dalla sua preparazione, provvedendo costantemente a tentativi di recupero nei confronti delle sue sempre crescenti lacune, perseguendo “obiettivi minimi”, tollerando la sua crescente maleducazione. In compenso valorizzare con appositi crediti le attività che svolge nel tempo libero ricorrendo in generale a qualsiasi escamotage per alzargli ingiustificatamente la media dei voti;

  7. A tale scopo sostituire il punteggio al vecchio voto, così da svuotare la valutazione di qualsiasi valore morale. Un “4” non è più una cosa di cui vergognarsi, bensì può diventare in certi casi un’ottima opzione se hai la media dell’ “8” e quel giorno non hai voglia di studiare. Quello che conta, insomma, è il punteggio. Che puoi incrementare anche con l’attività che al pomeriggio svolgi in un campo di calcio o in oratorio. Il “4”, se mai, è cosa di cui dovrà dare conto l’insegnante di fronte al Dirigente. In generale diffondere nei giovani una mentalità materialistica, finalizzata soltanto a ciò che conviene e al successo economico. Un mettere il punteggio al primo posto che, un domani, si trasformi in un collocare i soldi in cima alle proprie priorità esistenziali. Una mentalità “bancaria” inculcata da un percorso di studi che si risolve in un banale bilancio di “debiti” e “crediti” da far quadrare a fine periodo;

  8. In tal modo abituare i ragazzi a studiare poco, conoscere pochissimo, ragionare quasi mai, anche grazie all’ausilio, fortemente incoraggiato, dei media. Una massa di giovani ideologicamente gestibili perché privi di consapevolezza e di conoscenze. In quest’ottica risulta strategica, ad esempio, la progressiva diminuzione delle ore di Storia soprattutto nelle classi terminali, così da evitare ai ragazzi la consapevolezza del passato recente e delle sue implicazioni sul loro caotico e corrotto presente. Per incanalare questa massa di inconsapevoli giovani verso le prospettive lavorative che il sistema politico ed economico che li governa privilegia, anche a discapito delle loro inclinazioni naturali, attivare nelle scuole forme di “orientamento” tese a scoraggiare scelte “indesiderate” a favore di scelte “in linea”, presentate come più allettanti ed in grado di offrire maggiore possibilità occupazionale.

In definitiva, raggiungere l’obiettivo ultimo di una cittadinanza inconsapevole, ignorante, facilmente corruttibile, culturalmente e politicamente sottomessa, ideologicamente manipolabile.

 

Pietro Ratto

BoscoCeduo.it

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