Il caso - Tagli e caos con le cooperative. Disagi anche alla polizia

Nessuno fa le pulizie,
tre scuole chiuse in Veneto

Servizi a rischio in altre tre regioni. Situazioni gravi in Emilia Romagna.
Gare d’appalto mai chiuse in Campania e Sicilia

 Il Corriere della Sera, 15.1.2014

Tre scuole chiuse in provincia di Venezia per la sporcizia dei locali, 151 istituti sotto osservazione in tutto il Veneto, situazioni al collasso a Ravenna e Faenza e certificati dell’Asl che raccontano di tozzi di pane lasciati marcire in mensa, cartacce, residui di terra e polvere su pavimenti, ripiani e mensole. È solo la punta dell’emergenza pulizia nelle scuole, partita dal Nord, che rischia nei prossimi giorni di allargarsi a tutta Italia dopo i tagli pesanti al settore avvenuti negli ultimi anni: nel 2011 si spendevano 600 milioni per le pulizie assegnate all’esterno (quelle cioè che non riescono a fare i collaboratori scolastici interni). Nel 2013 se ne sono spesi poco più di 400. E il decreto legge del fare ha dato un ulteriore colpo d’accetta: i circa 50 milioni destinati alle università e agli enti di ricerca per assumere, sono coperti, si legge nella nota di lettura della legge, «mediante una riduzione delle spese per l’esternalizzazione dei servizi di pulizia ed altri servizi ausiliari per le scuole».

La spending review per i prossimi anni non sarà da meno: nel 2014, e dal 2015 in poi, la spesa per le pulizie esterne dovrebbe essere decurtata, è quanto prevede il dl Fare, di 110 milioni l’anno, fino ad arrivare a 280 milioni.
Pochi mezzi, e mal assegnati: perché se prima le risorse venivano distribuite alle scuole in base ai metri quadrati, adesso vengono assegnate sulla base dello stipendio che avrebbero ricevuto gli 11.851 collaboratori non assunti in organico, i cosiddetti posti accantonati, che da anni sono sostituiti da appalti a ditte di pulizia esterna. Il risultato? «Che, ad esempio, ci siamo ritrovati ad avere un budget alto per pulire una dirigenza scolastica, dove finiremo per lucidare anche le maniglie, e pochi soldi per pulire scuole enormi», spiega Brenno Peterlini, presidente del Consorzio nazionale servizi, che si è aggiudicato l’appalto in Piemonte e Liguria, Centro Italia, Sardegna e Roma.

Perché questo è un altro nodo: l’appalto. Da settembre è partito il processo per assegnare le pulizie delle scuole con una gara europea lanciata da Consip, la piattaforma digitale degli acquisti della Pubblica amministrazione. Fino all’altroieri, tutti quei servizi che non riuscivano a fare i bidelli erano appaltati a storiche ditte esterne (soprattutto al Nord) o a convenzioni con cooperative di ex lavoratori socialmente utili (al Sud). Il tutto doveva concludersi entro il 31 dicembre.

Ma qualcosa è andato storto: secondo il sindacato Usb, solo 5 lotti (ogni lotto corrisponde a un’area geografica) su 13 sono stati avviati, altri (come Sardegna, Lazio e Centro Italia) hanno subito intoppi e dovrebbero partire a fine mese, in alcuni casi - Campania e Sicilia - non è stato possibile aggiudicare la gara, per eccesso di ribasso. Ma anche dove la convenzione è partita, vedi il caso Veneto - dove è emergenza anche in alcuni uffici di polizia nei quali, come scrive oggi il Corriere del Veneto , a pulire sono gli agenti -, ci si è trovati di fronte a un tale taglio delle ore di lavoro da rendere impossibile una pulizia decente. Al punto che l’ultima Finanziaria ha messo dei fondi aggiuntivi per tamponare la situazione fino al 28 febbraio.

Anche perché i dirigenti scolastici, con il listino dei prezzi delle ditte da una parte e i fondi (esigui) dall’altra, si trovano a fare scelte difficili: meglio far pulire i bagni tutti i giorni oppure a giorni alterni, garantendo così anche il lindore della palestra? «Noi seguiamo le indicazioni fissate nei contratti con le scuole, non possiamo fare di più - si difende Claudio Levorato, presidente della Manutencoop, al centro delle polemiche per il caso Veneto, convocata oggi dal ministero dell’Istruzione -. Siamo un’impresa, non possiamo sovvenzionare lo Stato». Il Miur sta correndo ai ripari: diramerà una circolare ai presidi per spiegare come segnalare difficoltà e anomalie del servizio, e domani vedrà i sindacati confederali per parlare dei lavoratori coinvolti. L’ultimo fronte aperto della questione, infatti, è quello degli operatori: dovrebbero essere riassorbiti tutti dalle nuove aziende appaltatrici, ma si vedranno ridurre lo stipendio dal 35 al 50%, perché lavoreranno meno ore e resteranno senza stipendio d’estate, a scuole sono chiuse. «Una situazione drammatica - dice Carmela Bonvino, Usb -, il governo deve reinternalizzare il servizio». Le fa eco Elisa Camellini, segretaria Filcams Cgil: «Le gare non garantiscono i diritti dei lavoratori: dobbiamo studiare soluzioni per dare continuità occupazionale e mantenere aperte e pulite le scuole».