Taglio salari insegnanti: una proposta indecente

di Marina Boscaino, MicroMega 8.1.2014

I salari dei docenti sono fermi dal biennio economico 2008/09. Nel 2010 anni sono stati azzerati anche gli scatti stipendiali. Lo scorso anno, considerando il drastico taglio che intervenne sul Fondo di Istituto delle scuole (quello che serve alla gestione delle attività extracurricolari e al pagamento delle figure che rivestano ruoli particolare nel funzionigramma dei singoli istituti, ma anche al pagamento delle ore di supplenza e di altre importanti azioni che vengono svolte) e soprattutto  le imminenti elezioni politiche, governo e sindacati si accordarono sul fatto che parte dei risparmi venissero destinati al pagamento degli scatti di anzianità per quei docenti che ne avessero maturato il diritto nel 2013. Tra parentesi: si mettevano in ginocchio gli istituti scolastici per ripristinare un diritto violato, in ulteriore violazione rispetto ad una mancanza ancor più grave (il blocco del contratto). La scuola suddita del Pensiero Unico e dell’egemonia dell’economia. Il fallimento annunciato della presunta rivoluzione, l’autonomia scolastica.

È stato dunque inserito nella busta paga di dicembre di tali docenti l’importo corrispondente agli scatti dei mesi tra settembre e dicembre, oltre allo stipendio e alla tredicesima. Qualche giorno fa, fatti i conti, il MEF ha chiesto ai docenti “beneficiati” dalla concessione di un diritto maturato (ed alienato per tanti anni) la restituzione attraverso una trattenuta di 150 euro mensili degli scatti percepiti. La petizione organizzata in Rete e indirizzata a Carrozza e Letta ha raccolto in pochi giorni una straordinaria adesione.

Contemporaneamente ha tuonato Renzi: “A me non  interessa il rimpasto, ma se il ministro dell’Economia richiede indietro 150 euro agli insegnanti io mi arrabbio (…). Non stiamo mica su Scherzi a parte. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro”. Evidentemente, il timore di un’arrabbiatura del neosegretario del PD c’è, eccome. Dopo che il Mef aveva risposto ieri che “il recupero delle somme relative agli scatti degli stipendi della scuola è un atto dovuto da parte dell’amministrazione”, questa mattina una nota emersa da una riunione a Palazzo Chigi tra Letta, Saccomanni e Carrozza dichiara che gli insegnanti non dovranno restituire gli euro percepiti in seguito allo sblocco degli scatti del 2013. Renzi alza la voce e il governo non solo si affretta a fare marcia indietro, ma conferma da una parte l’imbarazzante assurdità di un provvedimento imposto sulle spalle di lavoratori cui da anni sono stati alienati diritti; dall’altra il proprio essere totalmente in ostaggio del nuovo arrembante PD, che esterna in modo veemente su alcuni temi, nicchia e indugia su altri, meno visibili dal punto di vista mediatico, ma ancora più rilevanti quanto a gravità.

Passata, a quanto pare, questa surreale emergenza, rimane l’amarezza del trattamento cui i docenti vengono da anni sottoposti. E l’assoluta consapevolezza che l’ipotesi di un simile provvedimento – che risponde alla medesima ratio della proposta indecente dello scorso anno, di aumentare l’orario di lezione di un terzo a parità di salario – trova la propria motivazione nella delegittimazione della scuola, degli insegnanti e, con loro, del valore della cultura e dell’apprendimento nelle esistenze individuali e nel sistema di valori della nazione. Ma anche nella logica del fiscal compact, che certamente si ripercuoterà in maniera drammatica sul prossimo contratto. Le previsioni di Paul Krugman rispetto alla possibile dissoluzione dello stato sociale in seguito all’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio cominciano, nella scuola ed altrove, a manifestarsi concretamente.