"Caro nipote, studia a memoria",
di P.A. La Tecnica della Scuola 6.1.2014 La memoria è come un muscolo, se non si esercita si avvizzisce e si diventa idiota. Che fare allora? Imparare qualche verso a memoria ogni giorno e magari facendo a gara coi compagni di scuola a chi ne sa di più. Umberto Eco scrive una lettera al suo immaginario nipote su L’Espresso invitandolo a non lasciarsi fregare dalla tecnologia
non vorrei che questa lettera natalizia suonasse troppo deamicisiana, ed esibisse consigli circa l’amore per i nostri simili, per la patria, per il mondo, e cose del genere. Non vi daresti ascolto e, al momento di metterla in pratica (tu adulto e io trapassato) il sistema di valori sarà così cambiato che probabilmente le mie raccomandazioni risulterebbero datate. Quindi vorrei soffermarmi su una sola raccomandazione, che sarai in grado di mettere in pratica anche ora, mentre navighi sul tuo iPad, né commetterò l’errore di sconsigliartelo, non tanto perché sembrerei un nonno barbogio ma perché lo faccio anch’io. Ma non è di questo che volevo parlarti, bensì di una malattia che ha colpito la tua generazione e persino quella dei ragazzi più grandi di te, che magari vanno già all’università: la perdita della memoria. È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno o dove stia Kuala Lumpur non hai che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito. Fallo quando serve, ma dopo che lo hai fatto cerca di ricordare quanto ti è stato detto per non essere obbligato a cercarlo una seconda volta se per caso te ne venisse il bisogno impellente, magari per una ricerca a scuola. Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa. Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta) tu pensi che così non hai più bisogno di camminare. Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello. La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria.
Quindi ecco la
mia dieta. Ogni mattina impara qualche verso, una breve poesia, o
come hanno fatto fare a noi, “La Cavallina Storna” o “Il sabato del
villaggio”. E magari fai a gara con gli amici per sapere chi ricorda
meglio. Se non piace la poesia fallo con le formazioni dei
calciatori, ma attento che non devi solo sapere chi sono i giocatori
della Roma di oggi, ma anche quelli di altre squadre, e magari di
squadre del passato (figurati che io ricordo la formazione del
Torino quando il loro aereo si era schiantato a Superga con tutti i
giocatori a bordo: Bacigalupo, Ballarin, Maroso eccetera). Fai gare
di memoria, magari sui libri che hai letto (chi era a bordo della
Hispaniola alla ricerca dell’isola del tesoro? Lord Trelawney, il
capitano Smollet, il dottor Livesey, Long John Silver, Jim…) Vedi se
i tuoi amici ricorderanno chi erano i domestici dei tre moschettieri
e di D’Artagnan (Grimaud, Bazin, Mousqueton e Planchet)… E se non
vorrai leggere “I tre moschettieri” (e non sai che cosa avrai perso)
fallo, che so, con una delle storie che hai letto. Ora la scuola (oltre alle tue letture personali) dovrebbe insegnarti a memorizzare quello che è accaduto prima della tua nascita, ma si vede che non lo fa bene, perché varie inchieste ci dicono che i ragazzi di oggi, anche quelli grandi che vanno già all’università, se sono nati per caso nel 1990 non sanno (e forse non vogliono sapere) che cosa era accaduto nel 1980 (e non parliamo di quello che è accaduto cinquant’anni fa). Ci dicono le statistiche che se chiedi ad alcuni chi era Aldo Moro rispondono che era il capo delle Brigate Rosse - e invece è stato ucciso dalle Brigate Rosse.
Non parliamo
delle Brigate Rosse, rimangono qualcosa di misterioso per molti,
eppure erano il presente poco più di trent’anni fa. Io sono nato nel
1932, dieci anni dopo l’ascesa al potere del fascismo ma sapevo
persino chi era il primo ministro ai tempi dalla Marcia su Roma (che
cos’è?). Forse la scuola fascista me lo aveva insegnato per
spiegarmi come era stupido e cattivo quel ministro (“l’imbelle Facta”)
che i fascisti avevano sostituito. Va bene, ma almeno lo sapevo. E
poi, scuola a parte, un ragazzo d’oggi non sa chi erano le attrici
del cinema di venti anni fa mentre io sapevo chi era Francesca
Bertini, che recitava nei film muti venti anni prima della mia
nascita. Forse perché sfogliavo vecchie riviste ammassate nello
sgabuzzino di casa nostra, ma appunto ti invito a sfogliare anche
vecchie riviste perché è un modo di imparare che cosa accadeva prima
che tu nascessi. Potrei continuare all’infinito, e sarebbero tutte belle avventure di ricerca. E tutto da ricordare. Verrà il giorno in cui sarai anziano e ti sentirai come se avessi vissuto mille vite, perché sarà come se tu fossi stato presente alla battaglia di Waterloo, avessi assistito all’assassinio di Giulio Cesare e fossi a poca distanza dal luogo in cui Bertoldo il Nero, mescolando sostanze in un mortaio per trovare il modo di fabbricare l’oro, ha scoperto per sbaglio la polvere da sparo, ed è saltato in aria (e ben gli stava). Altri tuoi amici, che non avranno coltivato la loro memoria, avranno vissuto invece una sola vita, la loro, che dovrebbe essere stata assai malinconica e povera di grandi emozioni. Coltiva la memoria, dunque, e da domani impara a memoria “La Vispa Teresa”. |