Nuovo contratto: bisognerà tener conto
del diverso impegno dei docenti?

di Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 26.1.2014

I docenti che devono correggere centinaia e centinaia di prove scritte in un anno percepiscono lo stesso stipendio di chi non ha questa incombenza. Sono in molti a non essere più d'accordo con questo meccanismo. Forse anche al Miur ci stanno pensando.


Dopo la pantomimica vicenda degli scatti di anzianità, che ha visto protagonisti il ministro dell’Economia Saccomanni e quello dell’Istruzione Carrozza, alla quale è stata messa una toppa maldestra, con il decreto “scatti” appena depositato in Senato, il Governo ritiene, con diverse dichiarazioni pubbliche, che il meccanismo degli scatti d’anzianità per tutto il personale scolastico è un sistema che non è più sostenibile.
Al Miur stanno pensando, per il futuro, ad un sistema di scatto stipendiale legato ad altri parametri che non siano soltanto riferiti all’anzianità di servizio. Per il ministro Carrozza bisognerebbe pensare, in riferimento al raggiungimento dello scatto stipendiale, ad un percorso più virtuoso che tenga conto della specificità del ruolo dell'insegnante, un percorso che sia in grado di valorizzare l'impegno individuale, la capacità di lavorare in gruppo e l'aggiornamento.

Se questo è l’intendimento di viale Trastevere, ci domandiamo: “Perché gli stipendi dei docenti non devono tenere in alcun conto dei carichi di lavoro obbligatori ed oggettivi che alcuni docenti svolgono, mentre altri sono esentati dal sostenerli?”

La correzione di migliaia di compiti, che un insegnante di materie con obbligo di valutazione scritta oltre che orale svolge dedicando centinaia di ore di lavoro, non è al momento riconosciuta né economicamente né socialmente.

Si tratta delle ore di lavoro, previste dall’art.29 del contratto collettivo nazionale della scuola, per quanto riguarda la preparazione delle verifiche scritte e la loro correzione. La norma contrattuale è percepita, dai docenti che hanno l’obbligo della verifica scritta, come una vera e propria ingiustizia, perché non riconosce economicamente un considerevole carico di lavoro aggiuntivo all’attività d’insegnamento. Ma quante ore mediamente ad anno scolastico dedica un docente per preparare e correggere le prove scritte?

Facciamo qualche piccolo calcolo. Ad esempio, un docente di matematica e fisica che ha in media 4 classi per 18 ore di orario cattedra, dove, in due classi, insegna sia matematica che fisica e in altre due solo fisica, si troverà a correggere 1100 elaborati ad anno scolastico. Questo carico di lavoro, che non tutti i docenti hanno, si traduce in un impegno orario di lavoro, tra preparazione della verifica e correzione della stessa, di almeno 250 ore annue. Se queste ore fossero riconosciute, come sarebbe giusto, come attività aggiuntiva di lavoro funzionale all’insegnamento dovrebbero essere pagate a 17,50 euro all’ora, producendo un aumento salariale annuo di 4375 euro lorde. Questo mancato riconoscimento economico del lavoro svolto per la preparazione degli elaborati scritti e la loro correzione, con relativa valutazione, è vista dai docenti che, per statuto normativo sono obbligati a somministrare un congruo numero di verifiche scritte, come una palese ingiustizia. Se il sistema degli scatti stipendiali riconosciuti soltanto per anzianità è ormai giunto al capolinea, come sostengono al Miur, allora bisognerà riconoscere, pe un nuovo sistema di avanzamento economico di carriera, anche il lavoro oggettivo e prioritario di chi è chiamato obbligatoriamente a somministrare un congruo numero di prove scritte, ed è poi chiamato a correggerle e valutarle.