CONCORSO PER LE UNIVERSITÀ/ iL CASO DI STORIA MEDIEVALE
«I commissari senza requisiti»
«Hanno taroccato i curriculum», «Non è vero, ce
l’hanno Il Corriere della Sera, 20.1.2014 «Quei docenti hanno alterato i propri curriculum». Per non parlare della tempistica: «I professori sono stati così veloci da confliggere con la recente giurisprudenza concernente i tempi di valutazione dei concorrenti». E per questo «la commissione va revocata». Così come anche tutte le decisioni prese, a partire dai promossi e dai bocciati. L’accusa, con tanto di elenco di «incongruenze» è firmata – nome, cognome e ateneo – da 38 candidati. Tutti «studiosi medievisti italiani» che hanno partecipato alla prima valutazione per diventare professori universitari di seconda e prima fascia. Il contenuto è stato inviato pochi giorni fa al ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, ai senatori, ai deputati e ai sindacati di categoria. E chiede di fare luce su una commissione, quella per il settore concorsuale 11/A1 – Storia medievale, che secondo i candidati sarebbe composta da 3 membri (su 5) senza i titoli necessari. LE ACCUSE - I prof «sotto accusa» sono Pietro Dalena (Università della Calabria), Roberto Greci (Università degli studi di Parma) e Giuseppe Meloni (Università degli studi di Cagliari). «Da una verifica accurata» dei loro curriculum – c’è scritto nella lettera – risulta incontestabile che due commissari hanno dichiarato di essere autori di pubblicazioni non loro e uno ha inserito lavori non attinenti al settore disciplinare». E via con un elenco, docente per docente, delle presunte «irregolarità»: «mancanza di saggi in riviste di fascia A negli ultimi dieci anni», «attribuzione della piena paternità di monografie scritte insieme ad altri autori», «codici identificativi» dei testi che non risultano nel catalogo ufficiale. Denunciano poi i candidati: «Non solo i suddetti commissari avrebbero commesso tale palese irregolarità, ma risulterebbe persino che i loro titoli reali li pongano, in qualche caso, al di sotto delle mediane richieste per aspirare a diventare commissario. In diversi casi persino al di sotto delle mediane fissate per essere abilitati alla seconda e prima fascia di docenza universitaria». Risultato: «Ci siamo ritrovati nella condizione umiliante di essere valutati da una commissione la cui autorevolezza è oggi messa in discussione». Scrivono proprio così: «condizione umiliante». Quindi la richiesta: «revocare la commissione indicata e indicarne una nuova per rivedere i giudizi» espressi. LA RISPOSTA DEL MINISTRO - La questione, ora, è sul tavolo del ministro dell’Istruzione. Che, fanno sapere dal Miur, sta valutando se chiedere all’Anvur, l’agenzia di valutazione, un «supplemento d’indagine» sulla commissione. Ma la questione non è così semplice. Non solo perché è la prima volta che si selezionano docenti con la legge 240 del 2010 (voluta dall’allora ministro Maria Stella Gelmini), ma anche perché, a questo punto, l’abilitazione rischia di diventare l’argomento principale dei giudici amministrativi. Ma prima facciamo un passo indietro. Per evitare ancora concorsi universitari truccati, dove magari avevano più possibilità di spuntarla candidati con certi cognomi o assistenti di certi docenti presenti nelle commissioni, si era deciso di introdurre la Valutazione scientifica nazionale (Asn), un nuovo sistema di reclutamento diviso di fatto in tre fasi. La prima: istituzione delle commissioni tramite il sorteggio (180 in tutto, per 5 docenti ciascuno compreso un collega dell’Ocse) dopo la valutazione della produzione scientifica dei professori candidati. La seconda: valutazione, a livello nazionale, dei candidati che volevano diventare professori ordinari (1° fascia) e associati (2° fascia). La terza: solo a quel punto, i promossi, potevano partecipare ai bandi dei diversi atenei. LE IRREGOLARITA’ - Un meccanismo, insomma, a prova di «irregolarità». In realtà le cose si sono «inceppate» già alla prima fase: quella della valutazione dei commissari. I quali, per entrare a far parte delle commissioni, dovevano avere pubblicato più libri e articoli, o aver ricevuto più citazioni possibili per superare la «mediana», il limite minimo per essere idonei che è calcolato su tutta la produzione scientifica degli accademici di quel settore. A fare da grande database è il Cineca, il consorzio che cura l’informatica universitaria. Ma chi valuta i curriculum presentati dai docenti che aspirano ad entrare nelle commissioni? «Di fatto nessuno», fanno sapere dall’Anvur. «Noi non possiamo più entrare nel merito, ci dobbiamo limitare a prendere per buone le autocertificazioni che gli stessi professori ci inviano e possiamo “indagare” in modo approfondito solo se ce lo chiede il ministero dell’Istruzione». «Non escludo l’opportunità di interventi correttivi della disciplina dell’abilitazione scientifica nazionale da valutare sulla base dei risultati della prima tornata che si sta concludendo», ha detto mercoledì scorso in Aula il ministro Carrozza. E qui veniamo alla lettera dei 38 candidati. E alle accuse, gravi, ai tre commissari. «Quello di Storia medievale è stato un concorso problematico», esordisce Giuseppe Meloni, ordinario all’Università di Sassari, uno dei tre «sotto accusa». «È chiaro che chi non è passato ora cerca di invalidare tutto. Alcuni candidati non avevano nemmeno i requisiti minimi». Però qui in trentotto sostengono che lei presenti un curriculum «problematico»: monografie e contributi che nulla c’entrano con la Storia medievale, mancanza di codici Isbn… «Per quanto riguarda questi ultimi è un errore del Cineca, non mio», spiega Meloni. «Per quanto riguarda le ricerche poco attinenti è vero, lo ammetto. Ma non vedo perché questo non debba essere valutato: è apertura mentale verso altre discipline. Eppoi se sono entrato in commissione vuol dire che l’Anvur mi ha valutato idoneo: del resto il bando parla di valutazione globale dell’attività scientifica». LA DIFESA — «La verità è un’altra», continua. Sarebbe? «La mia candidatura ha dato fastidio perché non sono un docente inquadrabile e controllabile da altri». Di errore del Cineca parla anche Roberto Greci. «Io non ho falsificato nulla – si arrabbia –. C’è stato un problema nella comunicazione tra la piattaforma dell’ateneo di Parma dove insegno e il database accademico nazionale. Il mio curriculum parla da solo e questo lo ha confermato anche l’Anvur che ha detto che ho tutti i titoli per diventare commissario». «Bastavano anche tre monografie negli ultimi dieci anni per soddisfare i requisiti minimi, cosa che ho, quindi che bisogno c’è di taroccare il mio curriculum», replica Pietro Dalena, docente di Storia medievale all’Università della Calabria. E quando alla mancanza di articoli in riviste di fascia A nell’ultimo decennio, il professore dice che è vero, «ma solo perché la tripartizione delle pubblicazioni risale al 2012». |