Tagli ai corsi di recupero

Pasquale Almirante, La Sicilia 2.2.2014

Con la riduzione dei soldi destinati al Mof, il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, molte scuole si sono viste costrette a privarsi di attività didattiche extracurriculari importanti, compresi i corsi di recupero che però alcuni presidi stanno facendo pagare alle famiglie con contributi straordinari fino a 160 euro l'anno. Altri dirigenti si stanno ingegnando invece ad affidarli agli studenti più bravi, in una sorta di "educazione alla pari" assai discutibile, oppure a giovani universitari disposti a fare esperienza lavorativa ma a basso costo. Una situazione al limite dell'assurdo, ma quei soldi del Mof, pari a circa 300 milioni, sono stati dirottati per coprire il diritto del personale ad avere gli scatti automatici settennali in busta paga e lesinando però le risorse destinate al Fondo d'istituto, con cui ogni scuola può autonomamente retribuire le attività definite dall'articolo 88 del Contratto collettivo nazionale.

La nostra scuola, purtroppo, è anche questo e le scelte dolorose che molti presidi sono costretti a esercitare intaccano non solo l'istituto del recupero del debito formativo, ma anche altre attività aggiuntive importanti. Si arriva anche al punto di stilare una sorta di penosa graduatorie delle materie più sensibili per aiutare gli alunni a migliorarsi nella soluzione delle insufficienze, senza contare la soppressione di attività assai richieste come corsi di teatro, fotografia, lingua o di progetti di valenza sociale come quelli sul bullismo e la dislessia.

Ma nei Fondi d'istituto ci sono anche i costi per la produzione di materiali utili alla didattica, il pagamento delle ore di straordinario del personale Ata, gli emolumenti per i collaboratori del dirigente scolastico, le indennità di turno, gli stipendi agli insegnanti di madrelingua, il compenso per il personale supplente e altro ancora. Lesinando quei fondi è evidente che la scuola, che già funzionava male, va peggiorando, visto che tante attività deliberata dal Consiglio di istituto nell'ambito del Pof, l'offerta formativa, si devono fermare. Si ha dunque l'impressione che il Miur voglia scaricare molta parte delle sue inefficienze organizzative e didattiche sui docenti, prima col ventilato blocco dell'unico aumento possibile, e poi costringendoli a svolgere per lo Stato mansioni a costo zero, mentre le famiglie diventano sempre più esigenti.