L’INTERVISTA
Sì al bonus maturità, no ai concorsoni:
Sul reclutamento dei docenti «più autonomia
alle scuole», di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera 25.2.2014 Sì al bonus maturità, ni alla tecnologia e al ciclo breve di studi, reclutamento degli insegnanti basato sul merito, no al concorsone e alla tecnologia. Il ministro Stefania Giannini, appena approdata in viale Trastevere, ha già le idee molto chiare sulla scuola che verrà.
Politicamente rivoluzionario: un presidente del Consiglio che mette il tema dell’istruzione al centro del modello di Paese è quanto di meglio potessi aspettarmi. Ho sentito un cambio generazionale, culturale e stilistico in questo discorso: ho sentito davvero la volontà di dare una svolta significativa. Ora toccherà mio dicastero mettere in atto, condividendole, le priorità elencate.
Lì le operazioni possono essere fatte in due direzioni: una è quella orizzontale, interno al Paese, l’altra è quella verticale da Roma a Bruxelles. Bisogna rivisitare, sul primo fronte regole assai motivate finora da ragioni di contenimento di una spesa pubblica negli enti locali, ma che hanno impedito di utilizzare fondi disponibili. E poi negoziare a Bruxelles questo capitolo di spesa come capitolo per investimenti, in capitale umano, e non come costo.
Il tema degli insegnanti è uno di quei temi che presuppone almeno due cose importanti e immediate: primo, ascoltare gli insegnanti. Non so ancora se continuerò la costituente per la scuola come la Carrozza, ma vorrei mobilitare una riflessione su due-tre temi: finché a scuola si è pagati male, non si ha una motivazione a lavorare meglio e di più, finché non si restituisce all’insegnante quel prestigio che il suo lavoro dovrebbe oggettivamente assegnargli, è difficile davvero poter riqualificare questa figura. Quindi concretamente il tema della progressione in carriera e della posizione stipendiale è importante. Non ho tabù nel parlare di soldi. In qualunque mestiere chi lavora meglio e lavora di più deve essere premiato. Sia in termini di stima, che economicamente.
Ma io volevo solo dire che adesso esistono solo gli scatti di anzianità per premiare gli insegnanti, mentre invece con un processo di valutazione sereno si possono dare incentivi economici anche per arrivare alla riqualificazione della premialità, dando maggiore autonomia alle scuole.
Se siamo ancora al punto di partenza ogni volta come nel gioco dell’oca, vuol dire che quello non è lo strumento giusto e si deve ragionare di più su autonomia responsabile di chi assume e chi viene assunto. Anche nella scuola. I concorsi, così come sono stati fatti, hanno creato più problemi che soluzioni. Se vuoi dare un cambio generazionale continuo, devi dare degli strumenti di cambio continui: è la regolarità della procedura a fare la differenza.
Certo, ci sono tanti strumenti che si possono sperimentare per dare autonomia alle scuole. Le scuole, come strutture pubbliche devono dare conto delle scelte che fanno, possono operare delle scelte e sulla base di esse valutate e premiate.
E’ una situazione drammatica: ho amici della mia età con percorsi di
carriera meno fortunati, che sono ancora inseriti nelle graduatorie
in attesa di una supplenza. Ma si può curare il male antico
introducendo sistemi per non rigenerarlo. A proposito dell’università, che è il suo settore, i temi aperti sono tanti. A partire dalle risorse: più fondi per meno atenei, usando anche lì la valutazione, oppure dare a tutti la possibilità di sopravvivere?
Il fondo per le università prevede già una quota premiale, anche se
piccola. Va sicuramente sviluppato questo tema: dobbiamo essere
sempre più attenti alla valutazione per tradurla in azione concreta.
Sugli accorpamenti, credo che le scelte non devono essere operate
dall’alto, del tipo “unitevi carnalmente se no vi sopprimo”, ma ci
deve essere una sorta di consapevolezza, in cui in alcuni contesti
giova al territorio specializzarsi e si mettono in comune servizi e
progetti. Si parla di federazione di atenei, e non di fusione. Se
l’istituzione è responsabilizzata e resa autonoma nelle sue scelte,
e su di esse viene finanziata, si ha tutta la convenienza a
migliorare la performance. Il sistema si autoregola. Più numero chiuso o meno numero chiuso?
Per come è l’università in Italia adesso, con un diritto allo studio
aperto, secondo me non si può mettere dall’alto un numero chiuso.
Mentre in un passaggio di maggiore autonomia agli atenei, gli atenei
hanno il diritto di selezionare i propri studenti. La valutazione: si apre anche alle scuole, oppure se ne fa già un uso eccessivo?
Il modello ha pregi e difetti ma assolutamente bisogna anda re
avanti sulla strada della valutazione, migliorarla e svilupparla.
Il ciclo breve per il diploma, cosa ne pensa?
Non sono contraria a continuare la sperimentazione ma non sono
entusiasta sostenitrice all’idea di eliminare un anno alle scuole
superiori sia la carta vincente. Piuttosto, penso che abbiamo tre
cicli di scuola, due funzionano molto bene, uno, quello intermedio,
molto meno. La scuola media inferiore è quella che ha bisogno di
maggiore attenzione. La tecnologia a scuola è una priorità o no?
Una priorità non sostitutiva. Ho l’idea che se spariscono i libri,
forse sarò anche un po’ datata, non vada bene. A scuola senza zaino?
No, deve esserci anche un contatto con la dimensione cartacea della
cultura. Si alla tecnologia che collega la scuola col mondo ma non
la vedo sostitutiva del patrimonio che abbiamo. Come si evitano episodi spiacevoli come il prelievo in busta paga degli insegnanti?
Si evitano con quello che mi auguro farà questo governo, cioè una
politica integrata su tutti i livelli di azione del governo e non
ciascun ministro nel suo isolamento, soprattutto con cambi di
governo così rapidi e ostacoli, pasticci, causati magari da
legislature prima. Quindi chiamerà spesso Padoan? Nel presente, ma non solo: il Consiglio dei ministri dovrà essere il luogo dell’integrazione.
Sono entrata al ministero stamattina alle 9 (ieri, ndr) : ho qualche idee e tanta buona volontà, ma non ho ancora soluzioni.
Non era il bonus in sé, ma il fatto di aver cambiato le regole in corso, a creare problemi. Che la carriera scolastica conti per me è importante, lo studente non deve andare all’università vergine, ignorando tutto quello che ha fatto prima, che abbia un peso bisogna valutarlo insieme a tutte le altre componenti che gli vengono richieste. Una cosa è che faccia un test, o un colloquio o una prova a risposta a multiple, però il voto di maturità non è altro che la sintesi che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica, quindi deve esserci.
La parola riforma non mi piace, mi evoca grandi e lunghi processi. Sono una riformista, ma nel senso di avere grandi idee e tradurle in atti politici. La scuola italiana non ha bisogno di una riforma epocale, ma di una svolta epocale. E per quella mi sembra ci siano tutte le premesse. |