Giannini: «Prof malpagati». È scontro sul «merito»
Dal bonus maturità al rinnovo del contratto,
tutti i nodi irrisolti della scuola di Adriana Comaschi, l'Unità 28.2.2014 Difficile salire su un treno in corsa, lanciato per di più verso alcuni ostacoli. Ma questo dovrà fare il neo ministro a Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini, che ieri è tornata su alcuni dei temi da mettere in agenda: bonus maturità - con alcune precisazioni rispetto al sì convinto iniziale -, contratto dei professori, merito, scuole paritarie. Da qui a fine marzo però sindacati e mondo della scuola vedono come urgentissime altre questioni. Ci sono scadenze da gestire: il 24 marzo decade il testo del decreto sugli scatti di stipendio, ricorda la Gilda degli insegnanti, con il rischio di «perdere i 120 milioni di euro già stanziati». Giannini però ha già bocciato «gli aumenti automatici frutto di mancanza di coraggio politico» e la Gilda non può che lanciare l’allarme: «Ci auguriamo che il neo ministro non condizioni l’iter legislativo». Ci sono emergenze in corso, vedi «l’igiene delle aule e i posti a rischio» per la riduzione dei fondi per le pulizie, partita su cui ieri ha richiamato l’attenzione del governo il presidente Anci Piero Fassino. E questioni di fondo da affrontare, come quella dei precari storici, il cui futuro potrebbe essere rivoluzionato da una sentenza Ue il prossimo 27 marzo. Già oggi poi l’Anief chiama a manifestare sotto il Miur (dalle 11 alle 17) le migliaia di docenti, risultati idonei dopo il concorsone 2012 ma rimasti esclusi dalle liste dei nominativi a scorrimento, da cui il ministero attinge per le immissioni in ruolo. L’elenco dei nodi da sciogliere è insomma più che corposo, e se il «ripartire dalla scuola» e dalla sicurezza dell’edilizia scolastica dettato da Renzi e ritwittato da Giannini ha trovato solo consensi, molto più difficile sarà individuare - e condividere - i passi successivi. I numeri su cui «cambiare verso», per citare un leit motiv del presidente del Consiglio, sarebbero davvero tanti: dall’alto tasso di dispersione scolastica ai dati sconfortanti (vedi l’ultima indagine Ocse-Pisa) sulle capacità di comprensione dei testi degli studenti nostrani. Individuare gli obiettivi, dunque, ma anche attraverso quali strade raggiungerli. E qui le ricette del mondo della scuola e di viale Trastevere sembrano già divergere. IL BONUS? PRO E CONTRO Giannini ieri mattina a Rai Radio 1 rilancia gli input tratteggiati all’indomani della nomina. Le superiori in 4 anni, previste per 5 tipi di liceo dall’ex ministro Carrozza? «Ho bisogno di approfondire. È un modello sperimentato in altri paesi, non ho nulla pregiudizialmente contro, se i ragazzi escono prima e ben preparati. Però bisogna vedere se quella è la strada», meglio forse rivisitare la tappa delle medie. Più cautela poi sul ritorno del bonus maturità, contro cui sul web corre una mezza sollevazione. «C’è stato un fraintendimento - detta dunque Giannini - il tema va rivisitato con attenzione, ci sono pro e contro». Perché se risulta comodo tradurre la carriera scolastica di uno studente in un numero oggettivo «è anche vero - aggiunge ora il ministro - che lo stesso numero non è equiparabile in tutte le zone del Paese». Altri due segnali arrivano sull’insegnamento della storia dell’arte («totalmente d’accordo a mantenerlo»), e sugli «uguali diritti» delle paritarie, perchè «la libertà di scelta educativa è un principio europeo». IL CONTRATTO BLOCCATO È però sul contratto degli insegnanti che si profilano all’orizzonte le “incompresioni” maggiori con docenti e rappresentanze sindacali. Anche perchè «è questa la prima questione da affrontare, non c’è qualità della scuola senza risolvere il problema salariale», detta il segretario dei lavoratori della conoscenza Cgil Domenico Pantaleo. Giannini in pochi giorni e ancora ieri ha già legato un adeguamento degli stipendi al merito. «Il contratto degli insegnanti è mortificante, non solo perché pagato poco ma anche perché non ha meccanismi premiali»», premette infatti il ministro, adeguare le retribuzioni a quelle europee «sarebbe già un bel passo avanti» ma appunto pare di capire che questo passo vorrebbe «premiare il merito». Come? Con «più autonomia e responsabilità agli istituti». LE RISORSE SOLLECITATE Insomma per arrivare a stipendi decenti ci si dovrebbe affidare più alla valutazione degli insegnanti che all’anzianità, approccio subito bocciato da diverse sigle sindacali. «Non si dica che siamo contro la meritocrazia - avverte Pantaleo -, non siamo ideologici anzi guardiamo all’Europa, in tutti i paesi l’anzianità è uno dei criteri considerati nella busta paga dei decenti. Il primo passo sia casomai lo sblocco dei contratti del pubblico impiego, fermo dal 2006». Una partita che da sola varrebbe «6 miliardi». Non solo edilizia scolastica, dunque, le risorse sollecitate sono ben di più, «dovremmo aumentare la quota di Pil destinato a istruzione università e ricerca dell’1%, per arrivare almeno alla media europea del 5,4%». In sindacati premono poi perché il Miur riesamini tutta una serie di proveddimenti. In primis il “pasticcio” sugli Ata, a cui il ministero ha chiesto indietro una parte della retribuzione per un lavoro già svolto a partire da settembre 2013, cancellando allo stesso tempo posizioni economiche pure maturate dopo corsi di formazione. C’è poi il dossier sui dirigenti scolastici, con un contratto bloccato e conseguente taglio di fatto sullo stipendio. E ancora, grande è la confusione sui metodi di reclutamento: l’accenno di Giannini a quello diretto da parte delle scuole è accolto gelidamente, «sarebbe un ritorno alle clientele - attacca la Flc - mentre ci trova d’accordo Davide Faraone (responsabile scuola Pd, ndr), è necessario superare l’attuale caos di tirocini e percorsi abilitanti». |