IL DISCORSO SULLA FIDUCIA
La scuola è la priorità, I dieci punti chiave del discorso del presidente del Consiglio al Senato di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera 24.2.2014 «Ci avviciniamo a voi in punta di piedi, con il rispetto che si deve a quest’Aula». Così ha esordito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo intervento al Senato. «Ci avviciniamo con lo stupore di chi si rende conto della grandezza e del valore che questo luogo rappresenta», ha esordito Renzi prima di iniziare un discorso lungo e articolato, in cui il presidente del Consiglio ha toccato tutti i temi delle sue priorità di governo. LA RIFORMA DEL SENATO - «Vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere a quest’aula la fiducia», ha detto il premier a palazzo Madama, annunciando che la riforma del Senato partirà dal Senato stesso a marzo. Per Renzi, il numero di parlamentari è eccessivo, e bisogna «superare l’attuale conformazione del Senato, mantenendo fermo il no al voto di fiducia e bilancio e la possibilità di svolgere l’incarico senatoriale non come figlio di un incarico elettivo, ma, come nel caso tedesco, come rappresentazione di un legame con il territorio». Questo è il primo passo, secondo Renzi, per ritrovare la credibilità. Poi bisogna «superare il titolo V per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi»: «La sovrapposizione dei compiti ha troppo spesso reso ingovernabile il Paese»: questa riforma partirà dalla Camera. L’EUROPA - «Chiediamo a questo Senato di uscire dal genere letterario che i talk show hanno sdoganato, e cioè partire dal fatto che le condizioni dell’Italia sono drammatiche e negli altri Paesi va tutto bene. Non è così. Penso di avere il dovere di dire al Senato che se il semestre europeo deve essere una cosa seria, dobbiamo raccontare che cosa significhi l’Europa nel mondo che cambia. E non saremo credibili se noi non riusciremo ad arrivarci senza sistemare quello che dobbiamo sistemare noi». E’ un discorso molto europeista, quello di Renzi: «Lo so che siamo abituati a considerarla la madre dei nostri problemi, ma nella tradizione europeista sta la parte migliore dell’Italia, la certezza che l’Italia ha un futuro e non soltanto un passato. E’ il rispetto che dobbiamo ai nostri figli, alle generazioni che verranno. Non è la signora Merkel a imporcelo». SCUOLA - E’ l’argomento su cui si è dilungato di più, e quello che per lui rappresenta «il punto di partenza»: « Chi di noi tutti i giorni ha incontrato insegnanti, educatori, mamme, sa perfettamente che c’è una richiesta straordinaria: restituire il valore sociale agli insegnanti, e questo non ha bisogno di riforme, denaro, commissioni di studio. Ma del rispetto per chi va quotidianamente nelle nostre classi e si assume il compito struggente di essere un collaboratore alla creazione di una creatività. Ci sono fior di studi che dicono che un territorio che investe sull’educazione cresce in maniera proporzionale». Da questa considerazione, un impegno preciso: «Tutte le settimane il mercoledì entrerò in una scuola diversa, mi recherò come facevo da sindaco nelle scuole per dare un segnale simbolico, se volete persino banale, per far capire che da lì riparte un Paese». Il primo passo per ridare credibilità alle scuole, sarà quello di intervenire sull’edilizia scolastica, che era già una priorità del governo Letta, che ha avviato, prima con il Dl Fare e poi con il decreto Istruzione, un massiccio piano di investimenti nel settore. Un altro tema è quello degli asili nido: «Non è un tema da addetti ai lavori- precisa Renzi - è il tema vero di tutti i giorni, è il tema che si collega al fatto che abbiamo la disoccupazione femminile più alta d’Europa». LE RIFORME ECONOMICHE - «Dal 2008 al 2013 il Pil di questo Paese ha perso nove punti. La disoccupazione è passata dal 6,7 al 12,6%, quella giovanile è arrivata al 41%: non sono i numeri di una crisi, ma di un tracollo. Non si tratta di rispondere semplicemente con dei numeri a numeri, la crisi ha volto di donne e uomini, non di slides. Chi ha stretto le mani al cassintegrato, chi è entrato in una fabbrica, sa che la crisi non è un numerino, però questo numero è impietoso, è devastante, impone un cambio radicale delle politiche economiche». Molti dei provvedimenti per intervenire sono già stati discussi con Padoan, il neo ministro dell’Economia, precisa Renzi: «Lo sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione, attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi e prestiti. La costituzione di fondi garanzia, anche attraverso un rinnovato utilizzo della Cassa depositi e prestiti, per le piccole e medie imprese che non riescono ada accedere al credito. E poi, terzo punto, la riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale, attraverso misure serie e irreversibili legate alla revisione dell spesa che porterà nel corso dei primi mesi a vedere dei risultati immediati e concreti». LAVORO - «Noi partiremo entro il mese di marzo con la discussione parlamentare del cosiddetto piano del lavoro che modificherà uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro e interverrà attraverso regole normative anche profondamente innovative», annuncia Renzi. Un piano, quello per il lavoro, che andrà di pari passo con quello per migliorare l’attrattività del nostro Paese, che era già stato avviato da Letta:«Dobbiamo intervenire nella capacità di attrarre investimenti in questo Paese che negli ultimi anni è fortemente diminuita. Un Paese vivo, aperto, curioso non ha paura di attrarre investimenti. Il posto di lavoro così si crea». PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - Dirigenti pubblici legati al governo in carica, che abbiano responsabilità precise per il mancato raggiungimento degli obiettivi. E poi trasparenza assoluta sulle spese della Pa: ecco i punti chiave per riformare la funzione pubblica. «Ogni centesimo deve essere visibile da parte di tutti», dice Renzi. FISCO — Con l’utilizzo della delega fiscale concessa dal Parlamento, il nuovo governo punta a « riuscire a inviare tutti i dipendenti pubblici e ai pensionati direttamente a casa, magari attraverso uno strumento di tecnologia, la dichiarazione dei redditi precompilata». Secondo Renzi, si tratta di una «proposta concreta e puntuale, che può immediatamente mostrare come cambia il rapporto tra cittadini e fisco».Il fisco così non sarà più uno «spauracchio», ma «assume i connotati di una sorta di consulenza nei confronti del cittadino». GIUSTIZIA - Per Renzi, bisogna superare «venti anni di scontro ideologico sul tema», perché ormai « non credo che nessuno convincerà l’altra parte della sua opinione». Quindi si va oltre: «A giugno metteremo all’attenzione del Parlamento un pacchetto organico di revisione della giustizia che non lasci fuori niente. Partendo dalla giustizia amministrativa: negli appalti pubblici lavorano più gli avvocati che i muratori, i Tar possono discettare di tutto e un provvedimento di un sindaco è comunque costantemente rimesso in discussione». Il secondo passo sarà quello di toccare i tempi lunghissimi della «giustizia civile». L’ultimo passaggio sarà quello per la riforma della «giustizia penale», che spesso rischia «di arrivare troppo tardi e colpire male». CITTADINANZA E UNIONI CIVILI - « Il contrario di integrazione è disintegrazione, un paese che non si integra non ha futuro», ha detto Renzi. La sua intenzione è quella di «trovare dei punti di contatto», in modo da trovare delle soluzioni di compromesso. Ad esempio, la possibilità di concedere la cittadinanza a una figlia di immigrati che ha completato un intero ciclo scolastico. Così come sui diritti civili: «Sui diritti si fa lo sforzo di ascoltarsi, di trovare un compromesso anche quando questo non mi soddisfa del tutto». CULTURA - La cultura deve aprirsi al coinvolgimento dei privati, dice Renzi, ricordando che «in una qualsiasi realtà che non sia il nostro palazzo essere italiani è una bellezza». Quello della cultura è un «mondo di opportunità senza fine»: si può pensare a «distretti tecnologici insieme a quelli culturali, investimenti sulle nuove generazioni», e anche a un piano industriale specifico del lavoro che coinvolga proprio i settori culturali. |