Cosenza, i corsi di recupero di Marina Boscaino, Il Fatto Quotidiano 2.2.2014 Al celeberrimo “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, enunciato dall’art. 33 della Costituzione, che evidenza alcuni principi fondamentali, in particolare quello di uguaglianza e quello di laicità e di estraneità dello Stato – e quindi della fiscalità generale – nel sovvenzionamento di scuole private e paritarie (estraneità teorica, ma non pratica), dovrebbe esserne associato un altro, che recentemente si tende a dimenticare: quello dell’obbligatorietà e della gratuità dell’istruzione. Scarso indice di modernità tirar fuori principi tanto desueti, eredità di un mondo sbagliato che parlava d’interesse generale, di democrazia, di pari opportunità: ciarpame “vetero”. Gli esiti del referendum di Bologna – la volontà dei cui cittadini è stata e continua ad essere intenzionalmente violata da una giunta “amica” (sic!) – sono stati ignorati proprio perché la consultazione bolognese riportava alla memoria degli amministratori locali, dei partiti politici di destra (e di quelli di (fu)pseudo-sinistra) quei principi, sconfessati deliberatamente e impunemente dai fatti. Le voci che si alzano a sottolineare questa pesante anomalia sono poche: la stanchezza opprime, scoraggia, disillude. Attenzione, però: la distruzione intenzionale della scuola statale continua a manifestarsi in tante piccole o grandi violazioni. Si passa dal costringere i bambini di 3-5 anni a frequentare la scuola dell’infanzia privata per colpevole mancanza di posti nella pubblica (a Bologna, come ovunque), dal buono scuola in Lombardia, dalla cultura dello sponsor, alle continue riproposizioni, più o meno esplicite, del disegno di legge Aprea, che ancora vive e lotta con(tro) di noi. Un nuovo mostro si aggira nelle scuole. Un’aberrazione talmente macroscopica che occorrerebbe correre ai ripari prima che il “così fan tutti” – come in tanti altri casi – prenda piede, legittimando l’ennesima violazione. La chiamano intra moenia, evocando la consuetudine ospedaliera. E, infatti, l’istruzione si trova sulla medesima china privatistica della Sanità quanto ad annullamento di diritti garantiti per tutti. La Calabria – terra di innovazione – ha inaugurato recentemente (su iniziativa della zelante dirigente Michela Bilotta, liceo scientifico Fermi di Cosenza, e certamente di qualche altrettanto “moderno” docente/genitore/Ata, che in consiglio di istituto, come in collegio, avranno appoggiato questo gravissimo provvedimento) il contributo per i corsi di recupero. Saranno infatti i genitori a pagare – indipendentemente da quanto previsto dall’OM 92/2007 – i corsi di recupero per i propri figli. Tutto è stato previsto: addirittura un accordo con la Carime, che concederà un prestito di 1000 euro alle famiglie, per consentire alla maggior parte di studenti l’accesso all’intra moenia del recupero scolastico. Persino Carrozza, in una nota del 7 marzo scorso (a proposito dei cosiddetti “contributi volontari”) aveva richiamato il principio dell’obbligatorietà e della gratuità dell’istruzione. Da principi a privilegi non garantiti: ecco una delle conseguenze del neoliberismo imperante. C’è da scommettere che quello della Bilotta di Cosenza sia solo l’inizio. Tanto più che la dirigente in questione, intervistata, ha spiegato il suo provvedimento come provvidenziale e meritorio intervento contro il malcostume delle lezioni private, fonte di evasione fiscale. E così, questa novella Catone, ha improvvisato un fai da te che, violando tutte le norme, contribuisce alla distruzione di diversi principi oltre che all’integrità della scuola della Repubblica. A sostenere l’iniziativa sta anche l’ennesimo impoverimento dei fondi che arrivano alle scuole per svolgere attività, che rende molto difficile la doverosa gestione del recupero degli apprendimenti con i fondi che il Miur destina agli istituti. La benefattrice cosentina dimentica però di informarci quanto la sua scuola (pardon, la sua scuola-azienda) guadagni. Ma, soprattutto, sarebbe interessante rispondesse ad una serie di quesiti, non estranei al fondato sospetto di conflitto di interessi (oltre che di illegittimità) del bricolage cosentino in salsa neoliberista: chi prescrive il recupero? Chi ne definisce la durata? Chi recluta il personale? Immagino chiunque di voi insegni (o chiunque abbia figli a scuola e abbia a cuore i principi della Costituzione) avrà qualche domanda da porre. Io qui ho appuntato solo le prime 3 che mi sono venute in mente. |