INTERVISTA Domenico De Masi: «I precari hanno l'obbligo di reagire»
Ignorati dalla politica. Orfani di modelli di
riferimento. di Lorenzo Mantelli, Lettera 43 12.2.2014
In principio impersonificavano, loro malgrado, la cosiddetta
Generazione 1.000 euro. Gli stessi giovani oggi bussano alla porta di mamma e papà dopo aver definitivamente abbandonato i sogni d'indipendenza economica.
I BOOMERANG KIDS: 7 MILIONI A CASA
DEI GENITORI. Per loro è stato coniato un nuovo termine:
i Boomerang kids, ragazzi boomerang. Rappresentano il
61,2% degli italiani under 35 e, per necessità o scarsa
intraprendenza, vivono ancora con i genitori.
LE COLPE DEI MASS MEDIA E DELLA CLASSE
POLITICA. Ma mentre qualcuno parla di «generazione
perduta» e qualcun altro di «bamboccioni», c'è da chiedersi se tutte
queste etichette non finiscano, a loro volta, per determinare una
sorta di rassegnazione nei più giovani verso un destino che pare
inesorabilmente avverso. «Trovo che quasi tutte le definizioni sopra
citate contengano un'accezione negativa», ha spiegato a
Lettera43.it il sociologo Domenico De Masi. «Tuttavia le
semplificazioni giornalistiche non possono incidere più di tanto sui
numeri in questione». Numeri reali, che parlano di una crisi
occupazionale tremenda. Per uscire dalla quale, secondo il
sociologo, non resta che «incazzarsi e reagire». Senza aspettare
passivamente le decisioni di una politica troppo distratta. DOMANDA. L'utilizzo di neologismi come Generazione 1.000 euro o Boomerang kids può indurre una sorta di rassegnazione tra chi non trova lavoro? RISPOSTA. I mass media di certo non aiutano, troppo spesso dipingono un quadro nel quale i giovani sono pigri, scapestrati e svogliati. La realtà, invece, è un'altra, ma nessuno ha interesse a documentare l'impegno che mettono nelle loro professioni e quanto si danno da fare ogni giorno.
R. Di fronte alle stolte rappresentazioni che vengono date, a chi li bolla come choosy, non hanno che due opzioni: rassegnarsi o incazzarsi e reagire. E le reazioni, come insegna la storia, possono essere pure violente. Purché non siano reazioni alla Grillo, s'intende.
R. La colpa è di chi ha badato solo agli slogan. Mass media, certo, ma soprattutto politici. I notiziari continuano a parlare di Renzi e di Letta, ma nessuno di loro ha mosso un dito o speso una parola di fronte a questi numeri spaventosi. E fanno pure finta di nulla.
R. Certo che no, ci metto dentro pure gli intellettuali, colpevoli di non aver lasciato nulla a queste generazioni. E la scuola. Basti pensare alle castronerie della Gelmini. I giovani d'oggi non hanno modelli, non hanno metodo.
R. I genitori hanno poco di cui lamentarsi. Sono loro ad aver votato quei governi liberisti che ora lasciano accadere vicende come quella di Electrolux. Non possono certo fare le vittime.
R. Le dico una cosa. Se pure questa notte la crisi finisse e lo spread scomparisse, non cambierebbe proprio nulla. Perché a chi sta in parlamento non interessa cambiare nulla. E perché i giovani, che dovrebbero guidare il rinnovamento, non saprebbero da che parte cominciare.
R. Questi ragazzi non hanno punti di riferimento. Un tempo, se uno era cattolico si poteva sempre ispirare alla Rerum novarum. Se era comunista poteva sempre cercare conforto nel Manifesto. Ora a cosa dovrebbero appigliarsi?
R. La crisi non si elimina di punto in bianco, ma di certo una drastica riduzione dell'orario di lavoro, per le professioni che lo permettono, faciliterebbe l'ingresso a gran parte di questi ragazzi. Per tutta risposta, invece, l'asticella del'età pensionabile viene spostata sempre più in alto. |