DIRITTO DI CRONACA.

No agli istituti-professionali ghetto per stranieri

di Flavia Amabile, La Stampa 20.2.2014

Dopo otto anni di silenzio il Miur per la prima volta si pone il problema delle migliaia di adolescenti non italiani che frequentano le scuole e chiede maggiore impegno per la loro integrazione: rispettare il tetto del 30% nelle aule, garantire la multiculturalità e aiutare chi è arrivato da poco. 

Dopo otto anni di silenzio il Ministero dell’Istruzione torna ad occuparsi degli stranieri nelle scuole italiane con le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione”. Agli istituti la ministra Maria Chiara Carrozza, che ha firmato il testo, chiede di evitare le classi-ghetto ad ogni livello, e ai dirigenti delle superiori di non confinare tutti gli alunni che non hanno cittadinanza italiana nei professionali com’è accaduto negli ultimi anni. Professori e dirigenti, infatti, dovranno aiutare i ragazzi di origine straniera che devono iscriversi alle superiori e formare classi con una percentuale di non italiani non superi il 30% del totale degli iscritti. Chi è arrivato da poco in Italia ha diritto a seguire lezioni di italiano per 8-10 ore settimanali per una durata di 3-4 mesi. Le famiglie degli studenti vanno coinvolte con l’aiuto di mediatori culturali o interpreti per superare le difficoltà linguistiche e anche per facilitare la comprensione delle scelte educative della scuola. Anche chi non ha documenti può iscriversi e comunque troverà le domande tradotte anche in inglese.  

Otto anni di silenzio sono tanti, soprattutto se si pensa che sono stati anni di intensa immigrazione, di profondi cambiamenti. “Nelle precedenti Linee guida – spiega Vinicio Ongini che del documento è il coordinatore – lo sguardo era rivolto soprattutto ai bambini perché erano loro i primi ad affacciarsi alle scuole. Oggi non ci si può non porre il problema degli adolescenti, di come aiutarli nelle scelte, di come aiutare chi è più grande di loro a continuare a studiare, semmai nei corsi serali. E ci si deve porre il problema della cittadinanza dei nuovi arrivati”.  

Il numero di alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole e' passato infatti dai 430mila circa del 2006 (anno di emanazione delle ultime Linee Guida) agli 830mila di oggi. Cambiata e' anche la loro distribuzione, che si e' progressivamente spostata dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo e secondo grado. In particolare, sono 200mila gli studenti con cittadinanza non italiana iscritti al secondo grado, l'80% frequenta istituti tecnici e professionali.  

La necessità di arrivare ad un nuovo documento si è posta già quando alla guida del Miur c'era ancora Mariastella Gelmini. Tra un cambiamento di ministro e l'altro e le inevitabili lentezze burocratiche dopo oltre tre anni, ieri  si è arrivati alla firma.