Nel reclutamento secondo Renzi,
chi ci guadagna e chi ci rimette?

 Tuttoscuola, 21.2.2014

L’ipotesi di riforma del reclutamento dei docenti da parte del Pd, se confermata, potrebbe, come ogni ipotesi di riforma, lasciare vaste categorie di stakeholder delusi o soddisfatti, a seconda del punto di vista dal quale la si guardi. L’impressione iniziale è che tuttavia voglia limitare al massimo gli effetti del concorso del 2012, come se fosse stato un incidente di percorso.

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Crediamo che possano gioire di questa ipotesi di riforma:

- i precari iscritti nelle Gae, che sarebbero i veri vincitori nella partita del reclutamento. Per loro, in 185mila, infatti, si prospetterebbe un’assunzione a tappe forzate (a loro verrebbe riservato il 75% dei futuri ingressi) fino all’esaurimento, previsto per il 2018;

- gli insegnanti più vicini all’età del pensionamento. Per loro, potrebbero diventare meno rigidi i paletti della legge Fornero. In questo caso tuttavia, occorrerebbe capire se un pensionamento anticipato comporterà o meno un decremento del trattamento previdenziale, e in che misura;

- i sindacati più rappresentativi del mondo della scuola, tradizionalmente vicini al personale scolastico sia di ruolo che precario, nelle cui fila contano gli iscritti;

- il mondo delle università, cui vengono garantiti gli introiti derivanti dalle tasse per i percorsi formativi finalizzati al conseguimento dell’abilitazione (i percorsi di abilitazione e le lauree abilitanti, con un anno di tirocinio);

- i frequentatori dei Percorsi abilitanti speciali (Pas), circa 90mila, che potranno accedere alla contrattualizzazione a tempo determinato triennale, senza di fatto nessun processo di selezione.

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Tra lo scontento e il soddisfatto, a nostro parere si collocano:

- i frequentatori dei Tirocini formativi attivi (Tfa) ordinari. Anche per loro, circa 11mila, è previsto l’accesso al contratto a tempo determinato della durata di tre anni, ma senza nessuna distinzione meritocratica dai colleghi che avranno la medesima contrattualizzazione attraverso la sanatoria dei Pas;

- i vincitori del concorso per docenti del 2012 (11.542 futuri docenti). Per loro ovviamente non sembra messa in discussione l’immissione in ruolo, ma il 75% di quota degli ingressi attribuiti agli iscritti alle Gae potrebbe dilazionare la loro assunzione, più di quanto non abbiano fatto i ritardi nella redazione delle graduatorie da parte degli Uffici Scolastici Regionali e le negligenze nel calcolo dei fabbisogni di personale docente da parte del Ministero.

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L’ipotesi di riforma, se confermata, potrebbe lasciare infine insoddisfatte queste categorie:

- gli idonei al concorso 2012. Questi, pur avendo passato l’ultima selezione concorsuale, non avranno accesso alla professione docente, a differenza di molti di coloro che non hanno superato o preso parte al medesimo concorso. Inoltre, non avendo l’idoneità al concorso esito abilitante, non potranno partecipare ai concorsi futuri, riservati ai soli abilitati (a meno di non vincere la selezione per l’accesso ai futuri Tfa, di cui peraltro è ignota la calendarizzazione);

- le generazioni più recenti di laureati, di neolaureati, di laureandi e di studenti universitari, che sono e saranno sprovvisti di un titolo immediatamente spendibile per il concorso per docente, a differenza delle generazioni di laureati successive (e di quelle precedenti, che avranno goduto dei percorsi di ingresso già descritti).

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Come qualunque progetto di riforma, abbiamo detto, anche questo lascia, se confermato, soddisfatti e insoddisfatti, e questa è una scelta del decisore politico. Ma sembra difficile non pensare che questa ipotesi riformatrice non sancisca, per almeno un paio delle generazioni più giovani, un ostacolo a qualsiasi ingresso nella scuola in qualità di insegnante. E, se non è un delitto questo…