Fiabe e orientamento sessuale:
gli opuscoli delle Pari opportunità per le elementari

Ma re e regine fanno male ai bambini?

La guida contro la discriminazione sconsiglia ai genitori
di leggere le fiabe ai bambini: promuovono solo la famiglia

di Isabella Bossi Fedrigotti, Il Corriere della Sera 15.2.2014

Tre opuscoli pubblicati dal dipartimento per le Pari opportunità e destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori sconsigliano di leggere le fiabe ai bambini: tendono a promuovere un solo modello, quello della famiglia tradizionale, e impediscono identificazioni diverse. La collana ha lo scopo di combattere il bullismo e la discriminazione, e al suo interno si trovano anche capitoli contro l’omofobia.

Per secoli le fiabe hanno fatto il loro onorato servizio per divertire, appassionare, distrarre, a volte anche consolare i bambini: ma ora è finita, Grimm e Andersen se ne devono andare in pensione, come anche le molto amate riscritture cinematografiche delle loro belle fiabe, firmate Walt Disney. Al bando Biancaneve, la Bella addormentata, il Principe rospo e tutte quelle storie che parlano di principi azzurri e principesse in cerca di un eroe che ammazzi il drago, colpevoli di indurre le bambine a cercare poi - invano - per tutta la vita un uomo che assomigli a quel perfetto prototipo e i bambini a convincersi di dover usare spada e coltello per far colpo sulle fidanzate.

Fin qui, nulla da dire sul contenuto dei tre volumetti ideati dal Dipartimento delle Pari opportunità e destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Peccato per la rottamazione delle fiabe, che hanno incantato tante generazioni, piccole catarsi - secondo gli studiosi - per le grandi paure dei bambini; tuttavia, se l'eliminazione dalle favole di principi e principesse può servire a far crescere ragazzi e ragazze senza vani sogni capaci di rovinare loro la vita, ben venga la ghigliottina letteraria su questi personaggi nocivi, certamente nutriti a zuccherose brioche invece che a umile pane nero.

Scorrendo i consigli delle Pari opportunità, accanto a indicazioni intelligenti e benvenute per combattere il bullismo e insegnare il massimo rispetto per chi in qualche modo è diverso, si scopre però che principi e principesse hanno ben più gravi responsabilità di quella di istillare sogni balordi: insegnano, cioè, che per formare una famiglia, gli uomini si sposano con le donne e mai viene loro in mente di accennare alla possibilità che un uomo sposi un uomo oppure una donna un'altra donna. Queste ammuffite storie d'altri tempi raccontano, infatti, sempre e soltanto di cavalieri che dopo la partita di caccia tornano a casa dalla dolce sposina che culla il bambino cantando una ninna nanna.

Per le Pari opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole, specialmente per i bambini. Avanti allora con esempi più moderni, di coppie omosessuali, con genitori uno e due. E basta anche con giochi e passatempi tradizionalmente maschili o femminili: bisogna decidersi a mescolare le carte insegnando il calcio alle bambine e lasciando le bambole in mano ai loro amichetti. Le macchinine meglio regalarle alle femminucce e i servizietti da cucina, invece, ai maschi (il che, al tempo di Masterchef e della recente mania per il food avrebbe anche un senso).
Ironia a parte, le raccomandazioni per gli insegnanti hanno l'aria di essere una corsa in avanti un po' troppo precipitosa. Con uno scopo che sembra, chissà, abbastanza preciso: preparare, cioè, il terreno (tra bambini e ragazzi e, quindi, nelle famiglie) al matrimonio omosessuale. Il che può essere una scelta, da farsi, però, piuttosto, per così dire, a viso aperto, non nel modo un po' strisciante, all'insegna della correttezza politica per bimbi, cui fanno pensare le istruzioni dei tre libretti.