Quale potrebbe essere il disegno sulla scuola
dietro la nomina della Giannini?

di Lucio Ficara, La Tecnica della Scuola 22.2.2014

Dopo la nomina a ministro dell’Istruzione del segretario nazionale di Scelta Civica, Stefania Giannini, sono in molti a chiedersi se dietro questa scelta ci sia un disegno volto a riformare profondamente il sistema scolastico del nostro Paese


In buona sostanza quale sarebbe il disegno sulla scuola dietro la nomina al Miur di Stefania Giannini? Perché si è scelto di affidare la guida del dicastero di viale Trastevere ad un esponente politico di un partito di recente formazione e che sugli insegnanti poco si è espresso?

Per dare risposta a questa ultima domanda c’è il sospetto che i provvedimenti in cantiere sulla scuola saranno così impopolari, da avere fatto considerare al premier Renzi l’inopportunità di scegliere come ministro dell’Istruzione un esponente del partito democratico.

Quale dunque questo disegno strategico sulla scuola, considerato per altro impopolare?

Il timore è quello del rischio di un piano shock sulla scuola, che ritorni a proporre l’aumento dell’orario settimanale di servizio per gli insegnanti delle scuole secondarie, a parità di salario, la contemporanea riduzione di un anno nel curriculo della scuola secondaria di secondo grado e la riforma per quanto attiene lo stato giuridico degli insegnanti.

Non è affatto un segreto il fatto che il nuovo ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, punti con decisione alla responsabilizzazione professionale dei dirigenti scolastici e dei docenti, e pensi convintamente che la distinzione degli ambiti di intervento rappresentino i cardini principali su cui poggiare un sistema scolastico pienamente autonomo. L’idea politica che avrebbe la Giannini potrebbe essere quella di dividere il corpo docente in fasce di merito, valorizzando anche economicamente la fascia alta dei docenti più meritevoli.

Quindi si teme un ritorno dell’ormai noto DDL Aprea-Ghizzoni, che tra l’altro prevede anche un nuovo modello di governance della scuola statale che punta a trasformare radicalmente la guida delle istituzioni scolastiche.

Infatti, secondo il neo ministro dell’Istruzione, gli attuali organi collegiali che si rifanno alle disposizioni dei decreti delegati degli anni settanta, sono costituiti, ancora oggi, in modo tale da non cogliere pienamente i cambiamenti costituzionali e i recenti progressi e le innovazioni sulle norme di governo in materia sia amministrativa che didattica.

Ecco quindi la possibilità che questo governo andrà in avanscoperta per approvare in tempi brevi una riforma degli organi collegiali e dello stato giuridico degli insegnanti sul modello tanto caro all’assessore dell’Istruzione della regione Lombardia Valentina Aprea.

Ma un’altra idea politica unisce l’Aprea all’attuale ministro dell’Istruzione Giannini, ed è quella della chiamata diretta dei docenti da parte delle singole istituzioni scolastiche. Infatti per il responsabile del Miur l'idea che non si possano individuare i docenti migliori è un limite dell’attuale sistema scolastico pubblico.