Il cyberbullismo fa paura al 70% dei ragazzi

 Avvenire, 11.2.2014

La rete è luogo di socialità ma anche fonte di preoccupazione per gli adolescenti che ne sono sempre più consapevoli: per il 69% dei ragazzi il cyberbullismo "è la principale minaccia alla loro vita", più di cadere nella dipendenza da droga o di subire aggressione o molestie. Chiamati a indicare le principali conseguenze di atti di cyberbullismo, il 69% dei ragazzi e delle ragazze indicano l'isolamento e la perdita della voglia di uscire e frequentare gli amici, il 62% il rifiuto ad andare a scuola, a fare sport o altro, il 53% l'insorgere della depressione, il 45% il chiudersi nel silenzio e il rifiuto a confidarsi. I dati provengono da una ricerca dell'Ipsos sul cyberbullismo per Save the Children presentata in occasione del Safer Internet Day, la giornata indetta dalla Commissione europea per un web sicuro che si celebra oggi. Dalla ricerca emerge come di fronte a situazioni difficili spesso la reazione sia chiudersi: alla domanda "i tuoi coetanei come si comportano se qualcuno li prende di mira?", il 15% dei ragazzi risponde "non si confida con nessuno", solo il 28% ne parla con i genitori, il 41% con gli amici.

Per "non sentirsi soli in rete" il Safer Internet Centre, coordinato dal ministero dell'Istruzione, ha lanciato la campagna web "Se mi posti ti cancello", rivolto a ragazzi tra gli 11 e i 16 anni, che possono postare una breve video sulla propria esperienza in rete sul sito Semipostiticancello.it (entro il 15 maggio). Verranno scelti 5 video e i vincitori parteciperanno con le loro idee, ma anche con una piccola parte al fianco di attori e testimonial, a una web serie in cinque puntate. Lo spot della campagna, che andrà in onda anche sulle tv per ragazzi è stata presentata oggi a 200 ragazzi delle scuole romane, che sono stati coinvolti in un dibattito sui rischi in rete e il rapporto con scuola e famiglia. Rivolgendosi agli studenti, il direttore del Miur per lo studente Giovanna Boda, li ha invitati a "trovare il coraggio per tendere la mano a chi non ce la fa per ragioni fisiche, intellettive o di provenienza", perchè non si sentano più storie di suicidi o di studenti che rinunciano alla scuola sentendosi rifiutati. "Il silenzio è male peggiore", ha detto anche Valerio Neri, direttore di Save The Children, mentre, come ripete la Polizia occorre denunciare perchè sul web rimane sempre traccia ed è possibile trovare i responsabili. "C'è lo strumento del commissariato di Polizia online e i ragazzi possono rivolgersi al 113 per qualunque problema", ha detto Antonio Apruzzese, direttore della Polizia delle Comunicazioni, e "i responsabili degli insulti e degli abusi possono essere trovati".

Intanto un caso reale, la morte di una ragazzina di 14 anni che si è suicidata, invita a far riflettere sulle conseguenze che gli attacchi sul web possono avere sulla mente dei ragazzi più fragili e più soli. La ragazzina che si è uccisa domenica pomeriggio lanciandosi dal tetto di un albergo abbandonato di Cittadella aveva più volte manifestato le sue intenzioni autolesionistiche sulle pagine virtuali del social Ask.fm, ricevendo da alcuni coetanei, in più occasioni, l'invito a mettere in pratica le sue intenzioni. Tra i messaggi al vaglio ora degli investigatori, che però non hanno aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio come si era ipotizzato in un primo momento. quelli che riportano veri e propri insulti (da "Sei una t..." a "Ti odio" e "Fai schifo come persona"), ma soprattutto quelli che paiono invitarla a farla finita. Ask.fm, che offre la possibilità di scrivere domande sul profilo degli altri membri in assoluto anonimato, seguendo gli amici senza che loro lo sappiano, era finito al centro delle polemiche l'estate scorsa dopo il suicidio di una giovane 14enne inglese che si sarebbe tolta la vita a causa di insulti e inviti all'autolesionismo scritto sul suo profilo del social.