La formazione continua e il bluff

di P.A. La Tecnica della Scuola 17.2.2014

L’Italia è indietro anche nella cosiddetta formazione continua, i corsi per chi ha superato i 25 anni e magari lavora già oppure ha perso il posto e ne sta cercando un altro


Prendiamo la notizia dal Corriere. Dall’ultimo rapporto sulla formazione continua trasmesso al Parlamento dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, viene fuori che nel 2012 soltanto il 6,6% degli italiani fra i 25 ed i 64 anni ha partecipato ad un corso di formazione o istruzione. E’ vero che rispetto all’anno precedente il dato è salito di quasi un punto (era il 5,7%). Ma è anche vero che restiamo lontani dalla media europea (13%) e lontanissimi dai primi della classifica, i soliti Paesi del Nord che con Danimarca e Scandinavia si aggirano intorno al 30%.

Ma questi corsi servono a qualcosa oppure l’unico impiego che creano è quello per i docenti? O il problema è del “tanto per fare qualcosa”?

Lo stesso rapporto del ministero del Lavoro sottolinea con preoccupazione il fenomeno dei “formati seriali”. Chi sono? “Persone, specie donne, che continuano a frequentare corsi di formazione reiterando spesso errori per mancanza di un vero orientamento professionale”.