Decreto scatti: Governo blocca un anno carriera di Antonio Guerriero, Professionisti Scuola 3.2.2014 Sembra esserci un accanimento da parte del Governo verso il personale della scuola con la ormai nota vicenda della richiesta da parte del MEF della restituzione degli scatti maturati, con Carrozza che corse in TV da Fazio a rassicurare, seguita dal twitt di Letta dal tono perentorio: "Non vanno restituiti le 150 euro !", promettendo un decreto che avrebbe evitato la restituzione per i già bassi stipendi di docenti e personale Ata. Ebbene il decreto del Consiglio dei ministri n. 3 del 23-01, non solo è una soluzione parziale del problema per quanto riguarda i docenti e Ata circa gli scatti stipendiali, prevedendo che:
Ma in più, per le I e II Posizioni economiche del personale ATA, non da alcuna soluzione in relazione alle nuove posizioni stipendiali acquisite a partire dall’anno scolastico 2011/12. E’ utile ricordare per i compensi della I e II posizioni stipendiali che con una nota del Miur del 9 gennaio, il governo fermava il prelievo forzoso previsto per il personale ATA da una precedente nota del 7 gennaio. La nota però confermava che detti compensi (salario accessorio) cessano dal 1 settembre 2013, rinviando ad un ulteriore provvedimento normativo, senza il quale, restava la richiesta di restituzione anche per le somme già percepite, si noti bene, per prestazioni aggiuntive a quelle proprie del profilo di appartenenza effettivamente svolte. Ricapitolando gli effetti delle due note:
Ma questo
significa disconoscere l’accordo successivo del 12/5/2011
firmato dai sindacati che riconosceva le posizioni
stipendiali. Cos’è stato allora l’accordo, un BLUFF
?!
Da anni le poche
risorse messe a disposizione per il rinnovo dei contratti finiscono
nel salario accessorio anziché nello
stipendio base uguale per tutti, per cui bisogna dare
prestazioni aggiuntive per avere uno stipendio di sopravvivenza. Una
corrente di pensiero, sostiene che bisogna premiare i meritevoli e
non appiattire i lavoratori in livelli tutti uguali. In questa
logica dell'Amministrazione, pienamente condivisa e sostenuta dai
sindacati concertativi che sottoscrivono i contratti,
per gli ATA è stata individuata una specie di
carriera interna alle qualifiche con l'istituzione
di “posizioni economiche” (1^ per i collaboratori e
2^ per gli assistenti). In sostanza un compenso aggiuntivo al
personale a tempo indeterminato, previo superamento di prove
selettive e formazione specifica, in cambio di ulteriori e
più complesse mansioni, in aggiunta ai compiti previsti dai profili
professionali. Inoltre va evidenziato che il personale che
usufruisce di tali compensi non può avere alcun incarico
specifico retribuito con il Fondo d’Istituto,
dovendo quindi rinunciare, per contratto, a tale opportunità! Quindi
danno e beffa per questi ATA: da un lato dovrebbe prestare ulteriori
mansioni gratis (visto che ora avrebbero dovuto restituire tutto, da
un minimo di 1800 euro (i bidelli), fino a 5600 euro gli
assistenti!!), dall’altro sono stati esclusi dai compensi spettanti
per gli incarichi specifici.
In pratica si dà subito il via al recupero delle somme già percepite da settembre fino ad ora e non si procede al pagamento di chi, pur avendo superato la formazione e svolto gli incarichi aggiuntivi, non ha ancora ricevuto il beneficio economico per gli storici ritardi dell'amministrazione ad adeguare le retribuzioni dei lavoratori. Ma è possibile affrontare con tanto dilettantismo, superficialità e approssimazione provvedimenti che interessano lavoratori che hanno leggittimamanete maturato e percepito compensi per un diritto sancito da accordi di contrattazione sindacale? Ma allora a cosa servirà raggiungere un accordo per il futuro rinnovo contrattuale se poi a posteriori il governo si arroga il diritto di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori sottraendogli quanto già percepito?
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