L’ex ministro Berlinguer:
l'insegnamento tra le alte professioni sociali
di Alessandro Giuliani, La
Tecnica della Scuola 19.2.2014
L’appello durante
la presentazione del rapporto della Fondazione Giovanni Agnelli: è
l’unico modo per risolvere il problema della valutazione della
scuola, altrimenti rimaniamo indietro di 100 anni. L’altro ex
ministro Profumo: per realizzare una vera valutazione serve un
investimento minimo che realizzi una piattaforma aperta per
acquisire i dati già pronti. E il neo presidente dell'Invalsi, Anna
Maria Aiello, precisa: forniamo misurazioni, non valutazioni.
Collocare
la docenza tra le alte
professioni sociali. L’appello
arriva dall'ex ministro
dell'Istruzione, Luigi
Berlinguer, parlando alla
presentazione del rapporto della
Fondazione Giovanni Agnelli ‘La
valutazione della scuola. A che
cosa serve e perché è necessaria’.
''Noi sottovalutiamo la
professione del docente – ha
detto Berlinguer - . Finché non
la considereremo come alta
professione sociale non
risolveremo il problema della
valutazione'' della scuola.
Soffermandosi sul tema
dell’incontro, l’ex Ministro ha
sottolineato che ''così la
verifica dei risultati si
renderà necessaria''. Per poi
dire che ''il modo in cui si
apprende e si insegna in Italia
è vecchio di 100 anni: non lo
avvertono sindacati e politici,
ma le associazioni'' di
categoria sì.
''C'è un
modello industriale di
istruzione'', ha confermato l'ex
ministro Francesco Profumo. E
per quanto riguarda la
valutazione, ha aggiunto
quest'ultimo, occorre ''fare un
investimento per realizzare una
piattaforma aperta che
acquisisca i dati già a
disposizione. Non ci vogliono
tante risorse, ma avremmo una
valutazione continua''.
Anche la
Fondazione Agnelli, nel volume,
offre una proposta di
valutazione: il futuro sistema
nazionale deve ''concentrarsi
sulla valutazione del sistema
scolastico (sotto la
responsabilità di un Invalsi
indipendente dal Miur) e delle
scuole (sotto la responsabilità
del Miur, attraverso il corpo
degli ispettori)''.
Per ''le
scuole il premio dovrà essere un
maggior grado di autonomia, ad
esempio, nella gestione delle
risorse umane (fino alla
chiamata diretta), dei fondi per
la formazione e le tecnologie,
nella programmazione
didattica''. Per quanto riguarda
gli insegnanti, osserva la
Fondazione, la loro valutazione
dovrebbe pervenire ''attraverso
il controllo tra pari alla luce
del risultato della valutazione
esterna e attraverso maggiori
poteri del dirigente scolastico,
che può proporre il docente per
una progressione di carriera''.
Infine per
gli studenti, valutati da
insegnanti e Invalsi,
occorrerebbe ''l'abolizione
dell'esame di terza media, che
oggi è mal collocato e non è un
central exam, e una
certificazione delle competenze
al termine dell'obbligo. Quando
l'obbligo salirà a 18 anni, la
certificazione sarà data dalla
maturità. Quest'ultimo resta
sotto forma di central exams,
con parti standardizzate''.
Bisogna ''accelerare'', conclude
la Fondazione, sul sistema di
valutazione e fare in modo che
gli insegnanti non lo
considerino uno strumento
''contro di loro''. Alla
presentazione del rapporto
Agnelli c’era anche il neo
presidente dell'Invalsi, Anna
Maria Aiello: ''siamo degli
esperti che forniscono
misurazioni e non valutazioni'',
ha detto. Per poi specificare
che l'Invalsi ''offre
strumenti'', ed è quindi ''come
un termometro che può misurare
la temperatura, ma per la
sintomatologia occorre una
valutazione'' diversa.
''Dobbiamo
continuare a fare rigorosamente
quello che abbiamo fatto finora
- ha aggiunto Aiello - studiando
però anche altre misurazioni'',
''strumenti'', da offrire alla
scuola. Bisogna costruire,
quindi, ''prove d'opera''
diverse e ''alternative'', che
misurino ''altre competenze dei
nostri studenti: una serie di
prove, appunto, per articolare
la misurazione''. L'Invalsi non
decide la politica, ha concluso
il presidente Invalsi, ''è
autonomo solo negli strumenti''.
Secondo l’Anief,
quella presentata a Roma, presso
gli Editori Laterza, è tuttavia
una proposta “irricevibile”,
perchè “si vorrebbero giudicare
la qualità delle scuole e dei
docenti attraverso dei giudizi
soggettivi che andrebbero ad
incidere non solo sull’autonomia
e sui fondi da destinare agli
istituti, ma, avvalendosi dei
pareri di dirigenti scolastici,
anche sulla scelta dei docenti e
sulle progressioni di carriera.
Il sindacato Anief reputa questo
sistema di valutazione
scolastico a tre “gambe” –
Invalsi, Indire e corpo
ispettivo – , con le modifiche
proposte oggi, incompatibile con
le esigenze della scuola
italiana: in questo modo non si
migliora il livello di
efficienza dell’istruzione, ma
si realizza solo un sistema
punitivo e mortificante delle
professionalità di chi opera nel
settore, spesso – conclude l’Anief
- in condizioni disagiate e al
limite della sopportabilità”.
|
|