Non ho tolto io l'insegnamento di storia dell'arte e sto lavorando per inserire di nuovo ore di storia dell'arte con un programma ad hoc
Politica La storia dell’arte a scuola è stata abolita?
No, "tutte balle", ma rispetto alla riforma
Gelmini non è cambiato il Il Post, 6.2.2014 È girata molto negli ultimi giorni la notizia che la Commissione Cultura della Camera aveva votato contro una proposta – attribuita a diverse persone, tra cui il ministro Carrozza – per il reintegro delle ore di insegnamento di storia dell’arte nelle scuole secondarie di secondo grado. La notizia, data da alcuni siti di news e circolata sui social network, è stata invece smentita dal ministro stesso e da altri esponenti del PD. La notizia è falsa: negli ultimi giorni non ci sono stati sviluppi parlamentari di rilievo per quanto riguarda l’insegnamento della storia dell’arte, e le modifiche fatte agli orari scolastici risalgono per lo più alla riforma Gelmini. Sono stati molto criticati e lo sono ancora oggi: ma sono vecchi di alcuni anni.
La riforma Gelmini
L’insegnamento della storia dell’arte non era più contemplato in nessun indirizzo dei nuovi istituti professionali; nei nuovi istituti tecnici era presente solo al terzo, quarto e quinto anno per gli studenti del settore economico con indirizzo turistico, come parte dell’insegnamento “Arte e territorio”, che prevede 66 ore di lezione all’anno. Venivano chiuse poi le sperimentazioni con un aumento delle ore di storia dell’arte nei licei classici. Una sintesi molto critica delle conseguenze della riforma Gelmini è disponibile sul sito dell’associazione degli insegnanti di disegno e storia dell’arte. Alcuni insegnanti di storia dell’arte, come ricorda Mila Spicola nel suo blog sull’Unità, si opposero da subito a queste novità ma per tre anni rimasero sostanzialmente inascoltati, fino agli sviluppi delle ultime settimane.
Il decreto
scuola In quelle settimane, tra l’annuncio del decreto e la sua conversione in legge, erano state prese altre iniziative a favore di quell’insegnamento. In particolare una raccolta di firme a sostegno di un appello contro gli effetti della riforma Gelmini, promosso tra gli altri dall’associazione Italia Nostra, aveva ricevuto il sostegno del ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e aveva tra i primi firmatari lo storico dell’arte ed ex direttore della Scuola Normale di Pisa Salvatore Settis e importanti dirigenti del MIBAC. L’appello aveva raggiunto e superato le 15 mila firme dalla sua pubblicazione, ai primi di ottobre. In Parlamento alcune iniziative concrete erano state prese dai deputati di SEL Celeste Costantino, Giancarlo Giordano e Nicola Fratoianni, con un ordine del giorno presentato il 31 ottobre 2013. Un altro ordine del giorno simile, presentato al Senato dalla parlamentare di SEL Alessia Petraglia, è stato accolto dal governo: ma gli ordini del giorno sono indicazioni di indirizzo non vincolanti, e finora niente di concreto è emerso riguardo la questione. Dal punto di vista parlamentare, quindi, non ci sono stati sviluppi concreti dalla definitiva approvazione del decreto legge del governo sulla scuola. Ci sono stati però diversi articoli ed editoriali pubblicati sui giornali – spesso ripresi in queste ore, come questo di Tomaso Montanari – che criticano la diminuzione dell’insegnamento della storia dell’arte, decisa da tempo.
Perché se ne riparla oggi Non si sa come sia nata la voce dell’abolizione. Già la sera di mercoledì 5 febbraio la notizia della “sparizione” della storia dell’arte è stata smentita su Twitter dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca Maria Chiara Carrozza, oltre che da Matteo Orfini, parlamentare del PD e membro della Commissione Cultura:
Anche il deputato del PD Simona Flavia Malpezzi, membro della
commissione Cultura, ha smentito ad Artribune che in commissione sia
stato bocciato un progetto di integrazione delle ore di storia
dell’arte. Malpezzi ha riassunto la vicenda con un esplicito “tutte
balle” e ha aggiunto che “stiamo lavorando per portare avanti il
proposito del Ministro: aumentare le ore di storia dall’arte, ma
anche quelle di educazione musicale.” |