Rammendare le scuole non basta

 di Pippo Frisone, ScuolaOggi 25.2.2014

Citando il sen.Renzo Piano, il neo presidente del consiglio Matteo Renzi ha parlato della necessità di “rammendare le scuole”. Come i territori e le periferie così le scuole . Al di là dell’immagine, non certo rassicurante, di una scuola che cade a pezzi e con le pezze nel sedere da rammendare che ahinoi! corrisponde al vero, c’è la novità d’un Governo Renzi che mette la scuola tra le priorità del suo programma.

Per uscire dalla crisi bisogna ripartire dalla scuola, a cominciare  dalle sue fondamenta, cioè dall’edilizia scolastica.

Anche Profumo e Carrozza avevano messo in bilancio, da 400 a 500 milioni di euro per mettere in sicurezza le scuole. Renzi stavolta rilancia con un miliardo !

Sono oltre 42mila gli edifici scolastici dove  lavorano e studiano quasi 10milioni di persone sparsi in tutta Italia.

Le magagne sono ancora tante e notevoli i rischi che si corrono, come segnalava una ricerca recente di Legambiente . Al di là del collocamento del 38%  degli edifici in zone a rischio sismico , il 15% risulta edificato prima del ‘900 e solo il 10% dopo la fine degli anni ’90; l’11% sono strutture riadattate e date in affitto; nel 17% è stata riscontrata la presenza di amianto.

Il 42% non ha la certificazione dell’agibilità statica, il 48% della prevenzione incendi, il 30% dell’agibilità igienico-sanitaria, il 14% è privo di porte antipanico, il 20% non ha effettuato prove di evacuazione….

Il governo Renzi vorrebbe intervenire subito, superando anche alcuni vincoli  del patto di stabilità per consentire ai Comuni di poter fare investimenti mirati nell’edilizia scolastica….

E’ un buon inizio anche per creare nuovo lavoro purchè dagli annunci si passi ai fatti concreti.

Ma rammendare le scuole, da solo non basta ! Siamo ancora fermi ai tagli epocali della Gelmini. Dal 2008 gli organici non crescono  anche in presenza di aumento della popolazione scolastica. Da due anni la legge sugli organici funzionali pluriennali e di rete, varata all’epoca del governo Monti, è ferma al palo. Va reciso una volta per tutte il cappio al collo che impedisce  l’aumento degli organici con la cosiddetta clausola di garanzia, richiamata sempre da tutti gli ultimi tre governi. Qualcosa si muove sul sostegno, ma anche in quel settore come è avvenuto di recente in altri campi, più per impulso della magistratura o della Corte Costituzionale che per convinta volontà politica. Renzi vuole ridare dignità al lavoro degli insegnanti, valorizzandone il ruolo sociale. Ma come ? Abolendo gli scatti di anzianità e introducendo il merito in carriera a costo zero, magari per autofinanziare altre attività. Gli stipendi dei dipendenti pubblici continuano ad essere sotto attacco. Non si accenna a rinnovare i contratti, fermi oramai da quattro anni ! In compenso, si vuole dare alle istituzioni scolastiche il potere di reclutare gli insegnanti.

Qualcosa di analogo a quanto tentato in Lombardia lo scorso anno con la cosiddetta chiamata diretta , poi dichiarata incostituzionale dalla Corte.

E perché no, tra le riforme costituzionali c’è anche  la modifica del titolo V della Carta. In questo caso si tratterebbe non di una limitazione dei poteri locali  ma,  in controtendenza, di un rafforzamento dell’autonomia scolastica.  Un vecchio pallino di Forza Italia. Altro caso, questo del reclutamento,  di rimescolamento delle carte tra centro sinistra e centrodestra.

Una confusione che non fa ben sperare nella difesa del ruolo e della centralità della scuola pubblica.

La scelta (civica) all’istruzione,  con la nomina della Ministro Giannini , sotto questo profilo ne è la controprova. Di quelle meno garantiste per la scuola pubblica e  più rassicuranti per la scuola privata.