Stipendi Docenti: Il 2014 non parte bene per la scuola per la questione stipendi docenti. Il mondo dell’istruzione ansima, stretto tra il rinnovo delle graduatorie, le questioni TFA ordinario e PAS, immissioni in ruolo, possibili concorsi a cattedra e riforma del sistema di reclutamento. Tra i nodi ancora da sciogliere, il vulnus contrattuale degli scatti stipendiali. di Matteo Napoli, Controcampus 18.2.2014
Vera linea del Piave per insegnanti, personale ATA e sindacati: gli
aumenti stipendiali tornano nel congelatore. Tra rallentamenti ed
accuse di approssimazione politica, in 90000 col fiato sospeso. Cosa sono gli scatti stipendi docenti? Come funzionano? Gli scatti stipendiali sono l’unica forma di progressione retributiva e carrieristica del personale della scuola.
Si tratta di aumenti di
stipendio per anzianità, normati dal
Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, la
“legge” che regola i rapporti di lavoro in Italia. Contratto che ha
duplice valenza: consente il pagamento degli stipendi docenti a chi
li ha maturati e permette il riconoscimento giuridico dell’anzianità
di servizio di tutto il personale della scuola. Il CCNL della scuola
del 2007 precisa le diverse posizioni. Le anzianità di servizio sono
strutturate in “gradoni”:
0 – 8 anni di servizio; 9 – 14 ; 15 – 20; 21 – 27; 28 – 34; oltre
35 anni di servizio. La (brutta) epopea degli stipendi docenti. La questione degli scatti degli stipendi docenti conosce la sua fase più calda il 27 dicembre scorso, quando i docenti si sono ritrovati in busta paga l’avviso dell’avvio della procedura di recupero per gli scatti stipendiali relativi al 2013. Morale: busta paga di gennaio alleggerita di 150 euro fino alla completa restituzione del debito. Prelievo “forzoso” che, a seconda dell’anzianità maturata, poteva oscillare dai 600 ai 2.000 euro lordi. Gli scatti degli stipendi docenti erano stati bloccati per la prima volta nel 2010 per effetto della Finanziaria di Tremonti. Manovra che “congelava” il rinnovo del contratto e, per la scuola, anche quello degli scatti. Obiettivo scongiurare il “rischio Grecia” ovvero il default del Paese. Una penalizzazione doppia che aveva portato ad una forte mobilitazione del mondo della scuola. Blocco proseguito anche nel biennio 2011-2012, sebbene si trattasse di una legge speciale studiata per far fronte ad una evidente situazione di emergenza finanziaria del Paese. Un’eccezione con la scadenza riportata sul retro, fanno osservare i docenti, espressa chiaramente dalla legge stessa ma indebitamente prorogata dal Governo fino ai limiti della costituzionalità. Nel 2013 così il provvedimento scade: gli scatti degli stipendi docenti riprendono e le buste paga dei lavoratori della scuola tornano a respirare.
Poi, a settembre 2013, il
MEF
decide di estendere il blocco anche agli scatti degli stipendi
docenti 2013, con effetto retroattivo: chi avesse ricevuto gli
scatti arretrati avrebbe dovuto restituire il denaro in rate da 150
euro, detratte direttamente dallo stipendio (già tra i più bassi
d’Europa).
Stipendi docenti e scuola. I docenti
insorgono, parlano di beffa inaccettabile. I sindacati gridano al
pasticcio governativo ed annunciano barricate. Il Ministro
dell’Istruzione Università e Ricerca, Maria
Chiara Carrozza, scrive a
Saccomanni chiedendo di sospendere la procedura di
recupero degli scatti stipendi docenti 2013. Ma il Ministro del MEF
non ci sta a sobbarcarsi la responsabilità dell’increscioso
impiccio, replicando che la procedura di recupero degli
scatti stipendi era un «atto dovuto», di cui il
MIUR
era perfettamente a conoscenza. Contro il prelievo degli scatti stipendiali scendono in campo i partiti. Parola d’ordine “rimediare alla figuraccia”: dapprima il Nuovo Centro Democratico prende le distanze dal provvedimento, con Alfano che si dice pronto a tutto per evitare la restituzione degli scatti, poi è il turno del PD e di Renzi, che, scagliandosi contro il MEF, scrive: «Se un ministero dell’Economia e delle finanze chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perché non è Scherzi a parte, è il governo italiano». Missione compiuta: l’8 gennaio arriva la sospirata retromarcia governativa, entusiasticamente annunciata via Twitter dal Ministro Carrozza. I 90.000 insegnanti non avrebbero più dovuto restituire gli scatti stipendiali legittimamente percepiti. Il Governo sembra chiudere la partita sugli scatti il 17 gennaio, quando il Cdm approva il Dl che consentirà a 52mila tra docenti e personale Ata di non restituire gli aumenti stipendiali ricevuti nel 2013 e di mantenere il nuovo livello retributivo. Le risorse arriveranno da una parte dei tagli dell’era Gelmini-Tremonti e, al termine di una sessione negoziale da concludersi entro il 30 giugno 2014, da una decurtazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Chiare le stime: serviranno 120 milioni per gli scatti stipendi docenti del 2012 e 370 per gli scatti stipendiali 2013.
Se ciò non avverrà, i 120 milioni rimediati a seguito dei
tagli targati Gelmini-Tremonti e accantonati a garanzia dal decreto
saranno versati all’erario. Salvo sorprese, allora,
i milioni richiesti dalla manovra dovrebbero arrivare da una nuova
sforbiciata al fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, il
cosiddetto “Mof”. Il contenitore che serve a finanziare le attività
extrascolastiche delle scuole. Le critiche dei sindacati sugli scatti degli stipendi docenti e scuola 2013 e 2014. Faccenda risolta? No, lamentano addetti ai lavori e diretti interessati. L’ipotesi di reperire i fondi necessari alla liquidazione degli scatti stipendiali dal Mof sta già mettendo sul piede di guerra docenti e sindacati. Già negli anni scorsi il Mof è servito a coprire gli scatti stipendiali previsti dal contratto nazionale. Ma ormai anche questo “salvadanaio” è esaurito tant’è che molto presto le scuole, che già in molti casi sacrificano i soldi destinati al miglioramento/ampliamento dell’offerta formativa sull’altare di un funzionamento ordinario sempre più deficitario, saranno costrette a cercare altrove le risorse per pagare attività pomeridiane, corsi di recupero, gite scolastiche. Se il 2014 doveva essere l’anno zero della ripresa, denunciano i docenti, non ci siamo. L’incertezza fiscale sulla questione stipendi docenti confermerebbe che senza il rilancio di scuola e formazione non c’è ripartenza possibile. Occorre un Piano Marshall dell’Istruzione che traghetti la scuola fuori dall’attuale stagione di tagli e restrizioni e le istituzioni verso una rinnovata concezione del lavoro dell’insegnante: non più misurabile in termini meramente contrattualistici, ma anche di credibilità e carriera.
Per venire a capo di
questa intricata questione sugli stipendi docenti e raccogliere gli
ultimi aggiornamenti sul tema degli scatti stipendiali dei docenti
italiani, abbiamo raggiunto l’On. Silvia
Chimienti (M5S), giovane deputata della Repubblica
Italiana, componente della VI commissione permanente Finanze della
Camera dei deputati. “Tagli alla greca”, così i 5 Stelle descrivono le restrizioni economiche patite dai lavoratori della scuola, precari in primis. Onorevole, cosa è cambiato negli ultimi anni in tema di stabilizzazione?
“Negli ultimi anni
si è assistito ad un grave peggioramento della situazione in tema di
precarietà. In nome della flessibilità si è arrivati a precarizzare
il lavoro in tutti i settori e, in particolare, le scelte compiute
in tema di contrattazione hanno penalizzato i più giovani. Avere un
lavoro stabile e un contratto a tempo indeterminato sono diventati
obiettivi irraggiungibili per le nostre generazioni. Secondo noi del
M5S, alla base delle scelte politiche sbagliate non ci sono solo ed
esclusivamente ragioni economiche, di risparmio. Assistiamo ad un
progressivo indebolimento delle politiche di tutela dei lavoratori:
la precarietà va a braccetto con la sempre più inquietante
soppressione dei diritti e con l’impossibilità, per il lavoratore,
di rivendicarli. L’Europa sta intervenendo, si è già espressa
sull’illegittimità della legislazione italiana in tema di precariato
pubblico e lo farà ancora. Nel comparto scuola, poi, la precarietà
genera un danno doppio: non significa soltanto instabilità economica
e psicologica per i docenti ma anche impossibilità di garantire agli
allievi la continuità didattica e quindi la qualità
dell’insegnamento. Recentemente ho presentato una mozione che
impegna il Governo a stabilizzare i precari della PA e a mettere in
atto un piano quinquennale di assorbimento del precariato
scolastico: vedremo come si esprimeranno gli altri partiti al
momento del voto in Aula”. Il M5S ha presentato un’interpellanza urgente e una risoluzione in commissione Lavoro per impegnare il Governo a pagare gli scatti stipendiali arretrati e futuri con il 30% dei tagli da 8 mld disposti dalla Gelmini nel 2008 (2 mld senza intaccare il MOF). Il Governo risponde investendo negli scatti solo 120 milioni, attingendo il restante dai fondi d’istituto delle scuole. Come giudica questa soluzione? Cosa è stato dei 2 miliardi inizialmente previsti?
“Cosa ne sia stato
vorremmo saperlo anche noi e al più presto! Abbiamo cambiato
strategia: settimana scorsa abbiamo presentato un’interrogazione in
commissione lavoro e stiamo facendo pressioni perché venga
calendarizzata. Vorremmo avere questa risposta per poter agire di
conseguenza quando ci arriverà il decreto. Se un cittadino non paga
le tasse, è fuori legge e viene perseguito dallo Stato in maniera
molto severa. Al contrario, quando “l’evasore” è lo Stato, che
strumento hanno i cittadini per chiedere conto del danaro mancante?
Noi del M5S abbiamo qualche sospetto che questi soldi siano stati
destinati ad altro scopo e ci sembra doveroso che il Governo dica la
verità ai cittadini.” Con la nota 157/13 il MEF “tagliava” gli stipendi dei docenti decurtandoli di 150 euro per chi nel 2013 ha goduto degli scatti stipendiali cancellando per sempre la vecchia progressione di carriera. Colpa, affermate, dell’austerity “miope” predicata dall’UE. In che senso l’Europa è responsabile di questo status quo?
“Se una
responsabilità va individuata direi che sono i governi degli ultimi
anni ad essere stati in grande misura responsabili del declino e
delle scelte sbagliate che, talora, sono state dettate o ispirate
dall’Europa. Il fiscal compact, il MES, il pareggio di bilancio sono
stati votati dal Parlamento italiano che avrebbe potuto,
tranquillamente, opporvisi. Molti di coloro che allora votarono a
favore di questi provvedimenti, siedono ancora in Parlamento e sono
i diretti responsabili del cappio al collo che sta soffocando
l’Italia e la sua economia. Come saprete, noi del M5S vorremmo
ridiscutere i trattati internazionali e ripensare la stessa Europa
perché siamo convinti che così come è oggi non possa funzionare.” In sede di Legge di Stabilità, il M5S è stato il solo partito a presentare un emendamento che scongiurasse il blocco degli scatti stipendi docenti e della contrattazione, memore dei tagli firmati Gelmini-Tremonti. Il Governo pare ora “pentito” e stanzia 120mln di euro per la copertura finanziaria dell’operazione. Sono cifre sufficienti? Come spiega l’immobilismo generale sulla questione scatti stipendiali?
“È chiaro che si
tratta di una cifra insufficiente; servirebbero solo per il recupero
dell’annualità 2012 oltre 350 milioni. Vedremo come intenderanno
reperire gli oltre 200 milioni di euro che mancano all’appello. Quel
che è certo è che il M5S si batterà per impedire che vi siano
prelievi al MOF. Quanto all’immobilismo è la naturale conseguenza di
un Governo di larghe intese, un mostro vittima di se stesso in cui
convivono, con l’obbligo di andare d’accordo, forze politiche
opposte tra loro come PD e PDL.” Il recupero degli scatti stipendi docenti non è affatto certo. Governo e sindacati dovranno pervenire ad un accordo entro giugno, altrimenti nessun recupero. Un dietrofront è ancora possibile?
“Il dietrofront è
molto improbabile. Noi del M5S già al Senato ci stiamo battendo
perché ciò avvenga con diversi emendamenti che vanno nel senso che
auspichiamo e faremo lo stesso anche alla Camera. Ad esempio,
intendiamo abolire la sessione negoziale così come prevista dal
decreto in questione, vogliamo ridiscuterla nel merito di questo
provvedimento. Come hanno denunciato alcuni sindacati, fissare il
termine a giugno è molto rischioso e se, come probabile, la sessione
negoziale non desse esito positivo anche i miseri 120 milioni
stanziati tornerebbero nel calderone del bilancio dello stato.” L’On. Damiano, presidente della commissione Lavoro, ha bocciato la calendarizzazione della risoluzione sugli scatti stipendi docenti da Lei proposta, con la motivazione che è in arrivo un decreto sulla stessa materia. Siamo vicini ad un epilogo? “Stiamo spingendo per la calendarizzazione dell’interrogazione in commissione Lavoro. In base alla risposta, potremo fare interventi più mirati sul decreto. Siamo certi che l’epilogo sia ancora lontano e che dovremo fare una dura battaglia in commissione. C’è molto da fare sul fronte dei diritti dei precari. Il M5S sta costruendo la propria idea di scuola in maniera sinergica e fluida, in rete, con i cittadini, le associazioni, gli studenti, i docenti e i genitori. La scuola che vorremmo è la scuola come immaginata nella nostra Costituzione, una scuola inclusiva, aperta a tutti, che premia i meritevoli e sostiene chi è in difficoltà. Una scuola che mette al centro lo studente e ha un’attenzione particolare per l’allievo più debole. Immaginiamo una scuola a misura di studente, con strutture a norma, sicure e dignitose, una classe docente formata, aggiornata, innamorata del proprio mestiere, in una società che riconosce l’importanza del suo ruolo anche attraverso una retribuzione dignitosa”. |