Giannini: la mia rivoluzione per l’istruzione

 Tuttoscuola, 21.2.2014

E' annunciata per sabato mattina la presentazione della lista dei ministri da parte del presidente incaricato Matteo Renzi, che ha concluso ieri le sue consultazioni con i partiti.

Un anno fa, in occasione della campagna elettorale da cui sarebbe uscita eletta come senatrice, Stefania Giannini, neo ministro dell’istruzione nel governo Renzi, dichiarava:

“Nessuna forza politica ha mai indicato sinora cultura, istruzione e ricerca come priorità della propria agenda politica, non nel nostro Paese.

Curioso, anzi paradossale, ma vero.

Sono temi che scompaiono in fretta dai dibattiti e dai programmi, non appena si passa dalla teoria alla prassi, soprattutto quella elettorale.

Ma noi siamo qui per ribaltare un paradigma culturale e per inaugurare una nuova stagione politica, proponendo un nuovo modello politico, fatto di persone, contenuti e metodi diversi, discontinui rispetto al passato.

Noi siamo qui anche per cercare di correggere le due gravi imperfezioni del 'secondo ventennio' della storia repubblicana: la tirannia del breve termine e l'angustia del provincialismo.

Noi, pertanto, mettiamo cultura, istruzione e ricerca al centro dell'agenda politica della Terza Repubblica.

E nel farlo, siamo ben consapevoli che in tali ambiti non si potrà restare prigionieri del presente e dei confini nazionali, perché si resterebbe fuori dalla storia, da una storia europea e internazionale, che chiede visione e non perdona l'isolamento, a nessun livello.

Noi crediamo che Cultura e Istruzione siano parte integrante dello sviluppo umano e civile di ciascun cittadino e che concorrano in maniera decisiva alla crescita, anche economica, della comunità.

Purché si assegni a questi temi un ruolo centrale e non periferico, purché se ne riaffermi il carattere popolare e non elitario, purché ci si liberi di un modello assistenzialista e si impieghino strumenti e metodi per generare occupazione e reddito.

Il progetto è potente e ambizioso e consapevolmente fondato su un principio altrettanto rivoluzionario: il principio che non è la posizione che garantisce la competenza, ma la competenza che legittima la posizione.

Veniamo da una lunga stagione in cui la tutela della posizione, in tutti i campi e in tutti i sensi, è stata linea-guida nel Paese.

Ciò ha generato un Paese statico, bloccato, con conseguenze devastanti per giovani e adulti, per chi dovrebbe entrare e per chi vorrebbe uscire dal mondo del lavoro. E anche per chi vorrebbe alimentarlo con l’entusiasmo dell’impegno quotidiano e ne resta deluso.

Introdurre e applicare con coerenza questo principio in tutti quei luoghi in cui la conoscenza serve a formare le coscienze, in quel percorso fondamentale per la vita di ciascuno che va dalla scuola all'università, o alla formazione professionale, significa scegliere la cultura del merito e generare dinamismo. E ne abbiamo un bisogno drammatico.

Le conseguenze non sono petizioni di principio. Sono scelte concrete, di strategia e di metodo.