Stefania Giannini

di Pasquale Almirante, La Tecnica della Scuola 16.2.2014

Stefania Giannini è una linguista, glottologa e impegnata in politica. È di Lucca. Rettore all’Università per stranieri di Perugia, dal 2004 al 2013, le sue parole d’ordine nella campagna elettorale dello scorso anno sono state:
 

“Paese statico bloccato”, ma anche: “la conoscenza serve a cambiare le coscienze”; “principio di responsabilità”; “differenza tra diritto alla laurea e diritto allo studio”; “meccanismi di vera equità”; “mobilità fisica ed intellettuale internazionale”; “massima competitività internazionale”; “la combinazione della ricerca e della didattica è fondamentale”.

Non sembra dunque una donna senza carattere, mentre pare abbia bene in mente cosa attendersi dalla cultura e dalla istruzione, benchè il programma politico di Scelta Civica, nelle cui liste è stata eletta e di cui è segretaria e coordinatrice politica, sulla scuola non sembra assai articolato, se facciamo rifermento a quello presentato nella campagna elettorale scorsa.

“Bisogna prendere l’istruzione sul serio” e investire sulla qualità, questo quanto scriveva Mario Monti. “Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione”. Da cui si capisce pure che la scuola non è una priorità, ma una risorsa secondaria a cui dare soldi se ce ne sarà la disponibilità.

Quanto agli insegnanti “devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto”, quindi portando avanti i concetti di flessibilità e di valutazione.

“Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti”.

Inoltre, “da subito occorre completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti. Occorre inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti, ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”.

Da qui si affaccia pure il dubbio sulla “razionalità” dell’operazione politica in corso e sulla maturazione del frutto malaticcio di un governo che sta nascendo da troppi genitori geneticamente inconciliabili ma che devono portare tutti insieme avanti la carretta. Se la prof Giannini è la ministra in pectore, dovrà pure, se conquista il Miur, farsi guidare dalla bussola della sua discendenza politica, ben sapendo però di sacrificare qualcosa, come dovrà fare il Pd e pure il Ncd, sul mare di una navigazione tribolata e con più mappe a bordo, troppi secondi e una infinità di mozzi che cercano arrembaggi facili per assicurarsi un avvenire. Cosa potrà fare Renzi a cui tanti appelli per la scuola sono rivolti? Mediare e mediare, mentre le speranze, per svenare definitivamente i mostri che si affollano sotto lo scafo, potranno ancora attendere altre attese e altre ancora.