Giannini: "La 'buona scuola' Il ministro dell'Istruzione ha presentato i risultati della consultazione avviata dal governo sul pacchetto di riforme elaborato per rilanciare il sistema scolastico in Italia. Tra le proposte, più ore di lezione, più lingue straniere, educazione civica, musica e sport di Monica Rubino, la Repubblica scuola 15.12.2014 ROMA - Supplenze e copertura di cattedre vacanti. Ma non solo. Tempo pieno e compresenze garantite alle Elementari e recupero dei "debiti" alle Superiori. Sono solo alcuni dei suggerimenti emersi dalla "Buona scuola", la consultazione pubblica avviata dal governo il 15 settembre, e conclusa due mesi dopo, sulle misure in cantiere per riformare il sistema dell'istruzione in Italia. "I nostri tempi - ha detto il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che ha presentato oggi al Miur i risultati della campagna- devono essere serrati. L'impegno è quello di mandare la buona scuola in classe il primo settembre 2015". I numeri della consultazione. Rispetto ad altre iniziative analoghe svolte tra il 2001 e il 2013 in altri Paesi Ue (Francia, Estonia, Regno Unito) o promosse dalla Commissione europea, quella lanciata dal governo Renzi è stata la consultazione più grande d'Europa: ben 207mila partecipanti online; 1milione e 300mila gli accessi al sito labuonascuola.gov.it; 45mila i commenti rapidi; 200mila i partecipanti ai dibattiti sul territorio (in tutto 40 tappe per un totale di 2040 dibattiti e 12mila conclusioni); 67% è la media del coinvolgimento degli Usr, gli Uffici scolastici regionali; 130mila i partecipanti al questionario per un totale di 6 milioni e 470mila risposte e 775mila campi aperti. 5.000 le e-mail ricevute, di cui circa 2.000 hanno richiesto una risposta attenta. Al questionario online hanno partecipato inoltre per il 54,3% i docenti, per il 20% genitori, in percentuale minore gli studenti e altri soggetti. A rispondere in maggioranza uomini nella fascia d'età 41-50 anni. Le proposte didattiche: lingue, musica e sport. Il ministro Giannini ha sottolineato come tra le richieste ricorrenti dei cittadini vi sia la perfetta conoscenza di una lingua straniera, l'educazione civica, la musica e l'arte, l'educazione psicologica e l'attenzione all'intelligenza emotiva, lo sport, e l'allungamento dell'apertura scolastica (nel pomeriggio e in estate), la revisione dei cicli e delle materie da insegnare. Precari e merito. Il superamento del precariato è al centro della riforma. Al primo punto del progetto c'è dunque un piano straordinario per assumere 150mila docenti a settembre 2015 e chiudere le graduatorie ad esaurimento. Organico funzionale. La riforma punta a superare la distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, assegnando ad ogni scuola un organico stabile che dura tre anni. Ma cos’è in pratica l’organico funzionale? Rappresenta una quota di personale docente, privo di classe, che può aggiungersi all’organico di fatto e che può servire alla scuola ad ampliare l’offerta formativa, alla sostituzione dei docenti e ad avere anche un pool di insegnanti a disposizione di reti di scuole. E’ un organico, quindi, che non coincide rigorosamente con il numero delle classi e degli insegnamenti. L’organico funzionale determinerebbe l’assegnazione di un contingente extra alla scuola per tre anni, in base alle serie storiche del fabbisogno di personale, che avrà lo scopo di potenziare la didattica, fare corsi di recupero e coprire le supplenze brevi. Abilitazione e concorso. Gli italiani hanno espresso la loro opinione anche sull'abilitazione - il 72% vuole un percorso diverso rafforzando le discipline di base (85%), le lingue e il digitale (89%) - e sul nuovo concorso che verrà bandito nel 2016 per reclutare gli insegnanti: più che curriculum, titoli e pubblicazioni dovrebbero "pesare" - dicono - la capacità di insegnare e la competenza nella materia per la quale è stata conquistata l'agognata cattedra, requisiti non sempre scontati. E si dovrebbe intervenire anche sulle classi di concorso, nell'ottica di aggiornare e accorpare. Valutazione dei docenti. Nuove assunzioni sì, ma la riforma prevede anche più disponibilità da parte dei docenti ad essere valutati per premiare il merito, con la conseguenza di legare gli scatti di stipendio sulla base del merito e non sulla base dell'anzianità. Sulla spinosa questione della valutazione meritocratica degli insegnanti, i più convinti del fatto che debba modificare la retribuzione sembrano essere presidi (87%) e genitori (70%); meno favorevoli i docenti (64%) e gli studenti (56%). Il 90% ritiene comunque che la valutazione dei prof serva a costruire percorsi di miglioramento, posizione in linea con le intenzioni più volte espresse dall'esecutivo. A guardare i risultati della consultazione e sempre in riferimento alle retribuzioni degli insegnanti, appena il 14% di chi si è espresso in materia ritiene che la crescita della busta paga debba essere legata soltanto agli "scatti" di anzianità. Il 46% si schiera per un sistema misto e il 35% è fan del solo merito. Per l'81% dunque il merito deve contribuire alla crescita degli stipendi, a patto però che ciò non intacchi la collegialità del lavoro. |