I presidi hanno chiesto le dimissioni del sottosegretario. Le occupazioni scolastiche, per Faraone, servono a selezionare la classe dirigente. E infatti si vede che cosa sa fare e dire Faraone di Gianfranco Morra, ItaliaOggi 9.12.2014 Teatro dell'assurdo al Miur, conosciuto anche come Ministro dell'Istruzione (e della ricerca). Gli studenti si agitano in molte scuole del paese: cortei, okkupazioni, graffiti, vandalismi. Per fini nobili, dicono: vogliamo difendere il diritto allo studio (ma intanto lo impediscono anche a chi vorrebbe studiare), vogliamo sollecitare l'occupazione giovanile (che non ci sarà senza giovani preparati). Intanto okkupano, la chiamano «autogestione». Che fanno le supreme autorità del Ministero? La ministra preferisce tacere; non così il viceministro, Davide Faraone, che si è speso a difendere le occupazioni. Giovane palermitano di 39 anni, viene presentato con un curriculum politico travolgente. Solo i grillini hanno potuto accusarlo di collusioni con la mafia. Nulla è dato sapere delle sue competenze culturali e pedagogiche, che forse ci saranno, altrimenti Renzi, l'Innovatore, non lo avrebbe nominato. Nelle sue dichiarazioni a «La Stampa» Faraone ha parlato chiaro: «Le occupazioni sono illegali, ma servono alla democrazia. Sono lotte all'apatia. In esse si seleziona la classe dirigente. Anch'io da studente ho occupato il mio istituto tecnico e vi ho trovato la vocazione politica». Non è mancato l'appello romantico ai sacchi a pelo: «Rendevano le classi calde e umane, quanti amori consumati e quante anime gemelle trovate!». Grazie, Faraone, almeno ci hai aiutato a capire perché si chiamano sacchi «a pelo». Il sottosegretario esprime senza dubbio una complicità con chi vuole distruggere la scuola e offende così la maggioranza dei docenti, che sono malpagati e ancor meno rispettati, tenuti a lungo nella naftalina del precariato, eppure svolgono un'opera doppiamente fondamentale: educare uomini e addestrare professionisti. Faraone è cieco e retrogrado di mezzo secolo. La polemica contro la scuola nozionistica, astratta e retorica appartiene al passato. Da decenni è aperta alla società, non vi mancano docenti che sanno armonizzare la serietà didattica con l'apertura ai problemi del tempo. In tutte le scuole abbiamo tavole rotonde su tematiche dell'oggi, inviti a specialisti, visite e confronti col mondo del lavoro, discussioni e spettacoli. Prèsidi e docenti che, rispetto al bilancio del ministero, così inferiore a quello di altre nazioni sviluppate, riescono a far funzionare laboratori, gabinetti e biblioteche. Anche se ciò non significa che la scuola italiana sia in ottime condizioni. Tutte le ricerche comparative tra i paesi non solo europei pongono l'Italia al di sotto della media. Dopo i decenni della distruzione, la scuola italiana si è troppo a lungo adagiata in una situazione di stasi e di riflusso. Senza dubbio la scuola degli anni Sessanta doveva essere cambiata, in quanto il Paese, con lo sviluppo industriale e il mutamento culturale, richiedeva un insegnamento diverso, capace di salvaguardare la tradizione, ma anche di aprirla alle innovazioni tecnologiche e sociali di una società di massa. Anche la scuola è stata coinvolta nel passaggio da una cultura alfabetica ad una audiovisiva. Doveva essere adeguata al mutamento antropologico, non demolita, come invece è largamente accaduto. Le nazioni più progredite d'Europa hanno saputo voltare pagina. Da noi ben poco è accaduto. Anzi: per lungo tempo furono immessi in ruolo automaticamente tanti laureati, che in gran parte non avevano titoli e capacità. Con la conseguenza di tener fuori i giovani per decenni: l'Italia ha in Europa la scuola più «vecchia» quanto a età media dei docenti. E nessuna riforma globale è stata fatta, ma solo leggi e ancor più leggine nate dalla concertazione fra politici e sindacalisti, per lo più ai danni della serietà scolastica. Abbiamo la scuola del «tutti promossi». Basterebbe pensare agli esami di maturità, dove la promozione supera il 98 %. Quando invece il Baccalaureato francese (70 % di promossi) e l'Abitur tedesco (80 %) mostrano maggiore serietà e selezione. E ciò avviene nel momento in cui, per uscire dalla crisi economica, c'è bisogno di giovani preparati, padroni delle lingua straniere, soprattutto dell'inglese, capaci di competere con quelli delle altre nazioni. Siamo il paese dove l'assurdo è quotidiano e l'inverosimile abitudinario. Come possa una occupazione essere illegale e insieme altamente educativa, lo sa solo Faraone. In quale altro paese europeo un premier avrebbe consentito ad un viceministro affermazioni così banali e grossolane? Centinaia di docenti e presidi hanno chiesto le dimissioni di Faraone. Non dovrebbe essercene bisogno. Basterebbe destituirlo per manifesta incapacità. |