L’istruzione sembra una cosa importante finché non incappiamo in sottosegretari istruiti. La nostalgica apologia delle okkupazioni lanciata dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone lascia interdetti. Quello stantio rito che tra novembre e dicembre si celebra in molte scuole d’Italia (cortei, autogestioni, graffiti, sacchi a pelo, invettive contro il governo per i tagli all’istruzione, vandalismi...) ha trovato proprio nel governo un insperato difensore. Mentre professori e presidi cercano con fatica di tenere in piedi un’istituzione che di problemi e situazioni critiche abbonda, il sottosegretario Faraone, classe 1975, ha dichiarato che le occupazioni scolastiche sono «esperienze di grande partecipazione democratica che ricordo con piacere», e che sono «in alcuni casi più formative di ore passate in classe».
Lo ha detto non una ma due volte, nero su bianco, e per non lasciare nulla di intentato ha aggiunto: «Io ho maturato la mia voglia di fare politica, proprio durante un’occupazione». Poi, con enfasi elegiaca, si è concesso una riflessione personale: «Anche in quei contesti si seleziona la classe dirigente». E si vede!
I genitori sono parsi rassicurati, ma molti professori si sono arrabbiati. E la legalità? E le lezioni perse? Nessun problema, ci penserà il sottosegretario alla Distruzione. Anche per i politici vale la regola che esprimere opinioni è il modo migliore per eludere il dovere allo studio.