EMERGENZA EDUCATIVA

Alternanza scuola-lavoro, 
«studenti pagati per gli stage»

Un assegno da 600 euro, e un formatore che segua in azienda i progressi: «Il lavoro diventa formazione culturale»

di Valentina Santarpia, Il Corriere della Sera scuola 9.12.2014

Dai banchi al lavoro, ma non gratuitamente. Sono in arrivo, col decreto scuola in preparazione al ministero dell’Istruzione, anche le nuove regole per gestire l’alternanza scuola lavoro. Obiettivo: che sia vista «non più un’occasione per le aziende di avere manodopera a basso costo, ma un modo nuovo per combattere dispersione e disoccupazione giovanile e offrire nuove possibilità e competenze ai nostri studenti», spiega l’on.Pd Simona Flavia Malpezzi, che sta prendendo in rassegna tutte le «buone pratiche» per tirare fuori il modello giusto da applicare a livello nazionale. Di casi virtuosi, in Italia, ce ne sono tanti: dalla radio creata dagli studenti del liceo Kennedy di Roma al polo creato da Confindustria ceramica a Sassuolo, che ha permesso agli studenti di imparare la logistica usufruendo di ben 8o ore in più di formazione pomeridiane; dal polo meccanico di Fidenza, al progetto Enel in sei scuole d’Italia; dall’esperimento dell’European Foundation of education con l’università di Palermo, dove l’apprendistato è finanziato dai fondi europei, all’accordo tra la Camera di commercio di Bolzano, i sindacati, l’ente locale, le scuole e le aziende per gli istituti tecnici e professionali. Ma l’obiettivo cui punta il governo è creare un modello esportabile ovunque, con regole precise. La prima: «L’alternanza vera -spiega Malpezzi - è che il ragazzo venga pagato mentre lavora come nel sistema duale tedesco».

Dalle 200 alle 400 ore all’anno

Il modello a cui si punta è quello duale, alla tedesca, dove si alternano davvero sei mesi in classe con sei mesi in azienda, ma declinato all’italiana, con una «formazione manuale» seguita da un tutor interno, e un piccolo assegno di rimborso. Le ore di alternanza, che dovranno riguardare non solo i tecnici e i professionali ma anche i licei, dovrebbero essere almeno 200, secondo il piano della buona scuola, ma il decreto potrebbe prevederne fino a 400 all’anno. «Il concetto è: si può studiare anche mentre si fa attività manuale, si trasforma il lavoro in esperienza culturale», spiega Malpezzi. A quanto ammonterebbe il rimborso? Attualmente per gli studenti di scuola superiore viene previsto un buono pasto, all’incirca 5 euro al giorno, ma per quelli più «grandi» si prevedono rimborsi dai 600 agli 800 euro: ed è questa la linea seguita dal governo, che punta a coinvolgere le aziende e le società locali per supportare la crescita attiva di nuove generazioni di operai, specialisti, tecnici. L’ultimo rapporto Censis, il 48°, pubblicato qualche giorno fa, conferma che nell’arco di sette anni questa metodologia si sia diffusa in maniera sostenuta, passando dai 45.879 studenti coinvolti nel 2006-2007 ai 227.886 del 2012-2013. Nell’alternanza, rileva il Rapporto, sono oggi coinvolte quasi 78.000 strutture ospitanti, tra imprese (58,2% del totale), professionisti, ma anche strutture pubbliche di diversa natura (enti locali, scuole, Asl, università, Camere di commercio, ecc.). Tuttavia, nonostante la vivacità dimostrata, i percorsi di alternanza coinvolgono appena il 9% degli studenti di scuola secondaria superiore. Ecco perché parte del miliardo stanziato per la buona scuola verrà utilizzato, così come precisato nella legge di Stabilità, proprio a quest’obiettivo: «La vita italiana al sistema duale è quella su cui stiamo lavorando, e che sta dando ottimi risultati. Ora bisogna estenderla a tutti, collaborando con le Regioni per quanto riguarda la formazione professionale: perché quando parliamo di buona scuola - conclude Malpezzi - intendiamo che le buone pratiche possano essere un’opportunità per tutti».