Il crocifisso in aula non si tocca? di Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano 2.12.2014 Ieri pomeriggio il professor Davide Zotti, insegnate al liceo “Carducci” di Trieste si è dovuto presentare all’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia per difendersi dall’accusa di aver tolto il crocifisso dalla sua aula. Questo insegnante che presta il suo servizio da anni senza aver mai avuto un problema ha ricevuto una missiva che lo informa di un procedimento disciplinare a suo carico. Zotti, omosessuale, responsabile scuola dell’Arcigay, in virtù della fede e dei principi di libertà, eguaglianza e tolleranza che il crocefisso rappresenta, potrebbe essere punito. Il crocifisso non si tocca! Il professor Zotti dall’altro canto aveva rimosso la figura di Cristo inchiodato perché da omosessuale si era sentito offeso per un’intervista rilasciata dal cardinal Camillo Ruini al Corriere della Sera. Certo, fossi stato al posto dell’insegnante triestino, forse avrei scritto al prelato al posto di togliere il crocifisso ma resta il fatto che resta da capire perché in Italia, quel simbolo, debba dare ancora tanto scandalo. In un Paese laico, dove la Costituzione garantisce che lo “Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, ci comportiamo in maniera non molto differente da alcuni Paesi islamici (che ho visitato). Ieri Zotti, con i suoi difensori, ha spiegato al dirigente vicario dell’Usr del Friuli Venezia che “la laicità è garanzia di pluralismo e attenzione a tutte le differenze. Il crocifisso essendo espressione di un’ideologia non può garantire la neutralità di un’istituzione che ha il dovere di rispettare tutti e tutte”. Intanto va detto che nelle nostre aule scolastiche quel simbolo c’è sulla base dell’art.118 del Regio Decreto numero 965 del 30 aprile 1924 e dell’art.119 del Regio Decreto numero 1297 del 26 aprile 1928, citato anche nella missiva inviata dall’Usr a Zotti. Ma se dobbiamo fare riferimento a queste norme allora non ci resta che mettere in classe, come previsto dai Regi Decreti anche il ritratto del Re, il pallottoliere, i quadri di propaganda della Croce Rossa giovanile e l’albo d’onore. Va detto che a favore del crocefisso il 18 marzo 2011 si è espressa anche la Grande Camera, in accoglimento di un appello proposto dallo Stato Italiano. La Corte Europea ha osservato che “un crocefisso opposto su un muro è un simbolo passivo, la cui influenza sugli alunni non può essere paragonata a un discorso didattico o alla partecipazione ad attività religiose”. A confermare ciò vi è anche un precedente orientamento del Consiglio di Stato n. 4575 del 2006: “Il crocefisso non è qualificabile alla stregua di un arredo scolastico, attese le sue molteplici implicazioni simboliche”. A me sembra chiaro che di là delle convinzioni personali e dei credi, dobbiamo decidere: se è un simbolo passivo; se a nessuno può interessare che ci sia o meno; se è considerato alla stregua di un arredo scolastico, allora togliamolo. Non è rispettoso di chi crede in un Dio avere così poca considerazione di un simbolo della propria religiosità. Se al contrario, quella croce, ha un valore, è essenziale, allora ogni mattina entrando in classe, come accadeva quando andavo a scuola io, fermiamoci un secondo in silenzio di fronte a quel simbolo, facciamo una preghiera. A quel punto anche il professor Zotti si adeguerà o cambierà mestiere. Intanto non gli resta che sperare che il caso venga archiviato altrimenti ci troveremmo di fronte all’ennesimo scandalo fatto dalla Croce. |