Scuola, che cosa aspettano Continua il viaggio di Formiche.net tra scuole più o meno occupate. di Alma Pantaleo, Formiche 21.12.2014 Sono giorni di attesa per i docenti e i dirigenti scolastici dei 13 istituti romani che lo scorso 3 dicembre hanno fatto fronte comune e si sono presentati davanti al Ministero dell’Istruzione per protestare contro le posizioni espresse dal sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che in una lettera a La Stampa ha giustificato le occupazioni scolastiche definendole “esperienze formative e di grande partecipazione democratica”. In quella stessa giornata, una delegazione dei manifestanti era stata ricevuta da un collaboratore del sottosegretario, ma l’ora e mezza di colloquio non aveva sortito gli effetti sperati. «È stato un incontro inconcludente – aveva spiegato a La Stampa Patrizia Concetti, una docente del Tasso – E’ stato un dialogo fra sordi. Ora non sappiamo nemmeno dove riunirci per parlare e decidere che cosa fare. Quale categoria viene cacciata dal suo posto di lavoro? A noi sta capitando questo». A un paio di settimane di distanza dal sit-in, mentre in tutta Italia il peggio di questa “fase calda” per la scuola inizia sembra essere passato nonostante alcuni istituti siano ancora occupati o in autogestione, la dirigenza scolastica romana aspetta delle risposte concrete. “Posso solo dirle che siamo in attesa di riscontro da parte delle Istituzioni”, spiega a Formiche.net Maria Letizia Terrinoni, dirigente del liceo classico Tasso che tra novembre e dicembre è stato oggetto di un’occupazione durata ben 9 giorni. Era stata proprio la preside dello storico liceo romano a trainare e far convergere nel sit-in l’indignazione di chi lavora nella scuola e ogni giorno cerca di insegnare ai ragazzi «che l’occupazione è un atto illegale e che ci sono altri modi per manifestare le proprie idee democraticamente». Sempre la Terrinoni, in un’intervista a Repubblica, si era mostrata particolarmente rammaricata per le parole di Faraone: “Ci sembra assurdo che mentre siamo impegnati in una faticosa battaglia per la legalità qualcuno del governo ci remi contro. Per noi è stato un duro colpo”. La preside aveva sottolineato come una delle cose più spiacevoli fosse che “leggendo l’articolo pareva quasi che (Faraone ndr) descrivesse le occupazioni come la via per diventare leader. Considerazioni che troviamo francamente diseducative e che ci mettono a disagio nel nostro ruolo quotidiano di educatori”. “Siamo rimasti molto perplessi dalle parole di Faraone”, spiega a Formiche.net il professorEnrico Paverani, membro dello staff dirigenziale del liceo classico e linguistico Aristofane di Roma, che assieme agli altri 12 istituti della Capitale ha partecipato al sit-in del 3 dicembre. E che proprio a fine novembre è stato oggetto di un’occupazione durata 6 giorni. “Dopo una lunga trattativa con gli studenti, e non raggiungendo un accordo, si è deciso di fare un’occupazione che hanno definito “aperta”, che prevedeva cioè l’organizzazione di attività e conferenze a cui potevano partecipare anche i docenti. Ovviamente – ci spiega – la proposta era stata accolta con parere sfavorevole dal collegio dei docenti ma non si è potuto fare diversamente”. Paverani torna, poi, a toccare il tasto dolente per cui quella rappresentanza di licei e istituti sta aspettando risposte e spiegazioni: «Noi facciamo tanta fatica a insegnare la legalità ai nostri ragazzi. Le parole del sottosegretario all’Istruzione non hanno fatto altro che legittimare un’azione non lecita. I ragazzi si sono sentiti, cosi, autorizzati a compierla, vanificando il nostro lavoro e i nostri sforzi quotidiani». |