Ancora sul registro elettronico di Cosimo De Nitto, ReteScuole 7.12.2014 Che strana stagione viviamo, è la stagione dell' “incontrario”, si potrebbe dire. Standardizzano ciò che non va standardizzato (INVALSI), non standardizzano, invece, ciò che va standardizzato (la documentazione scolastica). I tanto declamati costi standard si fermano alle soglie della scuola? Il registro potrà cambiare colore e grafica, ma alla fine le “cose” che deve registrare sono le stesse per tutti, o no? In quanto strumento burocratico (spesso, invece, viene pensato e agito come fine con sopraggiunta di un carico da 90 di senso che lo fa coincidere con la modernità, efficienza, novità, futuro ecc.) deve essere per definizione standard relativamente alle circostanze d’uso (se uno insegna in più scuole non può avere un diverso registro elettronico in ciascuna di esse), pratico nella compilazione (data in), facile, comodo, infallibile nella consultazione (data out). Un registro elettronico affinché si faccia preferire a quello cartaceo deve dimostrare dunque: 1) che fa risparmiare tempo; 2) che fa risparmiare denaro; 3) che è più friendly nell’uso e nella gestione; 4) che garantisce di più la sicurezza dei dati. I registri elettronici rispondono tutti a questi requisiti? Non si può dire. Dunque? Che senso ha una registrazione di atti amministrativi diversa per ogni scuola? Che senso ha che ogni scuola compra per fatti suoi a costi diversi programmi diversi? Se un genitore (ma proprio tutti i genitori e tutte le famiglie usano il registro elettronico per avere contezza delle informazioni scolastiche relative ai propri figli? Siamo sicuri che non stiamo riproducendo un ulteriore digital divide che rinforza il social divide?) ha più figli disseminati in scuole diverse, oppure se la famiglia si trasferisce da una città all’altra, cosa farà? Sarà in permanente apprendimento dei diversi registri elettronici usati? Ma facciamo un discorso paradossale: cosa accadrebbe se ogni comune-provincia-regione adottasse modulari e modalità di compilazioni diverse per i più banali rapporti con i cittadini (carte di identità, patenti, domande di pensione, disoccupazione ecc.)? Siamo seri, per favore.
Anziché pagare costose campagne pubblicitarie e propagandistiche, anziché spendere invano il denaro pubblico in consultazioni che non servono a niente, anziché diffondere “pillole di conoscenza” ridicole in formato cartaceo o digitale, anziché…ecc, ecc. piuttosto il ministero doti ogni ordine di scuola di un programma standard, magari open suorce. Garantisca prima a tutti la possibilità di accesso, sia in termini di know how, sia in relazione ai terminali sui quali farli girare per compilarli e consultarli (in quale Costituzione sta scritto che gli insegnanti e/o i genitori debbano essere costretti a comprare a spese proprie tablet, portatili, pc ecc.per fruire di un proprio diritto/dovere?). ” Last, but not least ” risolva prima il problema della sicurezza dei dati sensibili e della privacy…. |