IL PROGETTO

Docenti, lingua, nuove tecnologie
il dossier «buona scuola» a Renzi

«Giusto insegnare ai ragazzi come utilizzare smartphone
e tablet, ma prima dobbiamo impararlo noi»

di  Alice D'Este, Il Corriere del Veneto 6.12.2014

VENEZIA Concreti, preparati, disposti a rinnovarsi ma spaventati dalla tecnologia. Sono questi i docenti veneti secondo quanto emerge dalle segnalazioni contenute nel documento dedicato alla «Buona scuola», che il Veneto ha raccolto contemporaneamente alla consultazione nazionale. Il direttore generale Daniela Beltrame e dirigenti dell’Ufficio scolastico regionale, oltre che partecipare alla consultazione come tutte le regioni italiane hanno infatti provato a dare una lettura regionale dei dati. Facendo emergere quelle che sono, secondo i veneti, le maggiori criticità della scuola di oggi.

I presidi ad esempio hanno chiesto a gran voce che nel turn over di assunzioni di massa annunciato dal Premier entrino solo docenti con alle spalle almeno 3 anni di insegnamento (clausola peraltro poi inserita anche dal Governo). Anzi, più precisamente, di «prevedere l’assunzione dei precari che hanno insegnato almeno 3 anni ma dopo averli sottoposti a un tirocinio vero». Poi sono arrivate le indicazioni dei docenti. «Come vorreste la scuola del futuro?» è stato chiesto loro. «Con docenti preparati, meno alunni per classe e spazi scolastici adeguati » hanno risposto. Ma gli esempi dei docenti sono soprattutto pratici. «Nella buona scuola si chiede un adeguamento delle competenze informatiche – scrivono nel documento – ma per farlo è necessaria una formazione adeguata degli insegnanti per l’utilizzo di smartphone, tablet, pc. Questa proposta oggi sarebbe difficilmente attuabile».

Un’ammissione, in un certo senso. Come a dire: per noi va bene usare il tablet coi ragazzi ma prima dovete insegnare a noi come usarlo. E ancora: «Ottima l’idea di incrementare le ore educazione fisica – scrive un docente – però molte scuole hanno le palestre inutilizzabili che hanno bisogno di restauri». E ancora: «Siamo favorevoli all’avvicinamento della scuola al progetto lavorativo ma come possiamo farlo se i macchinari messi a disposizione delle scuole sono obsoleti rispetto a quelli che vengono usati nelle imprese?». Soddisfatta Daniela Beltrame, direttore generale dell’ufficio scolastico regionale: «Le consultazioni venete mostrano un alto grado di conoscenza della “macchina” scolastica, sono pertinenti, articolate e molto chiare». E infatti i docenti, pur dimostrandosi in genere molto favorevoli alla riforma annunciata dal Governo hanno colto «il punto».

Lo stesso che ha sollevato venerdì anche Carmela Palumbo, funzionaria del Ministero, durante la presentazione del progetto «Buona scuola» al Centro culturale «Le Grazie» di Mestre. «Se, tanto per fare un esempio concreto, un istituto tecnico prepara un ragazzo a usare il tornio e nelle aziende usano le celle robotiche beh, tutte quelle ore di preparazione sono state assolutamente sprecate» dice Palumbo. «E se uno studente esce dal tecnico e non sa lavorare la scuola ha fallito». Tant’è che nella Buona scuola è partito anche un progetto che ha coinvolto Confindustria per incrementare le relazioni con le aziende. «In Germania, visto che abbiamo lo sguardo sempre rivolto lì, tutte le aziende hanno il settore dedicato alla formazione – dice Palumbo – da noi non c’è. Dobbiamo fare un’ammissione doppia. Su questo fronte anche le aziende devono cambiare le cose». Poi c’è l’inglese: «L’inglese si studia ma non è appreso nei contesti di realtà – dice Palumbo – i ragazzi studiano e poi non sanno usarlo. È previsto che tutti escano con un livello B2, ma sono in pochissimi ad averlo. C’è da fare una rivoluzione, ora abbiamo appena cominciato».