ESTERI

La rivolta dei prof inglesi
“Basta con i test, rovinano i ragazzi”

A Londra centinaia di insegnanti incrociano le braccia per un giorno: “La competizione tra i ragazzi attraverso un incessante uso di test alimenta un crescente senso di fallimento nella maggioranza degli allievi”

di Claudio Gallo, corrispondente da Londra, La Stampa 1.4.2014

Mentre il ministro dell’istruzione Gove parla al conngresso conservatore a Manchester sotto il tiro di scrittori e docenti che contestano il suo modello di scuola, fatto di smitragliate di quiz e competitività sfrenata, centinaia di insegnanti inglesi incrociano le braccia per un giorno.

La poetessa laureata Carol Ann Duffy guida circa duecento tra letterati e accademici che hanno scritto una lettera al Times per condannare l’impostazione che il ministro Gove sta dando alla scuola. “La competizione tra i ragazzi attraverso un incessante uso di test dai risultati definitori alimenta un crescente senso di fallimento nella maggioranza degli allievi”.

I 189 firmatari della lettera, tra cui professori universitari di Oxford, Bristol e Newcastle e scrittori come Melvin Burgess, Michael Rosen e Terry Jones, sottolineano che “La spinta verso sempre maggiori risultati nei test nazionali porta inevitabilmente a un tipo di insegnamento appiattito sui test che restringe notevolmente la gamma delle esperienze didattiche. Gli allievi, le famiglie e gli insegnanti sono sottoposti a una quantità di stress dannosa alla salute”. Scrittori e accademici sono convinti che il risultato dell’insistenza del ministro Gove per questo approccio porterà a “conseguenze devastanti per la salute mentale dei ragazzi”.

Lo sciopero degli insegnanti che si svolge nelle quattro principali aree scolastiche inglesi, è stato dichiarato dai due principali sindacati del settore. Il governo ha condannato lo sciopero dicendo che l’azione sindacale colpisce 49 autorità locali in Inghilterra. Chris Keates, segretario del sindacato Nasuwt, dice: “La grande maggioranza degli insegnanti oggi sta scioperando. Lo sciopero è l’ultima risorsa, gli insegnanti sono rimasti senza scelta se non di dimostrare la loro rabbia e la loro frustrazione per un ruolo svalutato e banalizzato”. 

Un portavoce del ministero si è detto “sconcertato che lo sciopero accada proprio mentre il governo propone di pagare di più i professori più bravi”. Ma non è solo una questione di soldi, la professione dell’insegnante è diventata una delle più difficili e meno rispettate del paese. L’autonomia dei professori, dalle primarie alle secondarie, è azzerata da selve di prescrizioni burocratiche e griglie valutative preconfezionate. Il rapporto con gli allievi è completamente falsato dall’onnipresente minaccia di cause legali da parte dei genitori. Con un processo che è ormai globale, il rischio è che il proliferare delle regole nelle democrazie di tipo occidentale non porti a una società più ordinata e protetta, ma a una giungla dove tutti si sentono perduti.