OCSE-PISA 2012
Problem solving, la rivincita
Superati dai quindicenni degli altri Paesi in
matematica, di Gianna Fregonara e Orsola Riva, Il Corriere della Sera scuola 1.4.2014
Nelle scuole italiane quando l’insegnante è assente, in 8 casi su 10
la lezione salta. Con gli alunni che rimangono sui banchi senza fare
nulla. La denuncia arriva da un’indagine del portale Skuola.net, che
su questo tema ha intervistato circa 1.500 studenti. «Quando il prof
di ruolo manca per qualche giorno - spiegano gli autori dello studio
- le classi sono spesso lasciate a se stesse e circa l’80% dei
ragazzi non fa lezione, anche quando un altro docente presenzia in
aula. Durante l’ora di buco, 1 studente su 3 dichiara che la classe
rimane scoperta senza alcun tipo di sorveglianza». Più complicato
ancora se un professore manca per periodi lunghi: niente supplente
per mesi o settimane intere per quasi la metà degli studenti
intervistati. A settembre circa il 40% non ha trovato un insegnante
dietro la cattedra e ha dovuto aspettare prima che le lezioni per
quella materia iniziassero regolarmente. Con buona pace della
continuità didattica, se è vero, come dichiara il 70% degli
intervistati, che quest’anno hanno cambiato almeno un docente in
quelle materie in cui invece doveva rimanere lo stesso.
Quando un prof manca per pochi giorni, le scuole medie e le superiori
non possono chiamare un supplente esterno ma devono coprire
l’assenza con i docenti interni, i quali possono però rifiutarsi
(anche perché le scuole non sempre hanno a disposizione i fondi per
pagare queste ore extra). Secondo il sindacato Anief, è la
dimostrazione del fallimento della riforma Gelmini, «che per
risparmiare ha ridotto ai minimi termini la possibilità per i
docenti di fornire la propria disponibilità alla supplenza». «Basti
dire - continua l’Anief - che per queste emergenze, purtroppo quasi
all’ordine del giorno, mediamente una scuola pubblica italiana
percepisce annualmente un forfait che non supera i 2-3 mila euro.
Considerando che un’ora di supplenze viene compensata con 35 euro, è
evidente che si tratta di un budget a dir poco risibile: utile a
coprire neanche cento ore di sostituzioni». Prima della riforma
Gelmini, invece, «ogni insegnante collocava nell’orario scolastico
alcune ore a settimana proprio per sopperire a queste necessità». Intervistato da Skuola.net il vice presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Mario Rusconi ha sottolineato la gravità di questa situazione, anche perché «se un ragazzo si fa male, si rischiano conseguenze penali». Una soluzione ci sarebbe, secondo Rusconi: «Assumere professori in sovrannumero in modo da dare a una scuola o a una rete di scuole la possibilità di attingere a questo organico». Un’allusione, quest’ultima, al cosiddetto «organico funzionale», disposto per legge due anni fa (ministro Profumo) e mai decollato perché non si trovarono le risorse necessarie. Il ricorso a un organico funzionale eliminerebbe l’annoso sdoppiamento fra organico di diritto (prof di ruolo) e organico di fatto (precari), svuotando quest’ultimo a vantaggio di un organico di istituto stabile. Le singole scuole (o le reti di scuole) potrebbero fissare il numero di insegnanti necessari per i successivi tre anni e in base a esso elaborare finalmente il piano dell’offerta formativa con certezza di risorse. Anche il ministro Stefania Giannini si è detta favorevole a questa ipotesi ma ha ammesso che «percorrere questa strada comporta un impegno finanziario notevole». |