Sostegno, rinviata la perequazione regionale

 Tuttoscuola, 7.4.3.2014

Il comma 2-bis dell’art. 15 della recente legge 128/2013 “L’istruzione riparte” prevede che “Dall’anno scolastico 2014/2015 il riparto di cui al comma 2 è assicurato equamente a livello regionale, in modo da determinare una situazione di organico di diritto dei posti di sostegno percentualmente uguale nei territori”.

La situazione di sperequazione è nota da tempo: vi sono molte regioni, prevalentemente meridionali, che hanno attualmente una percentuale alta di posti di sostegno già stabilizzati, mentre ce ne sono altre, soprattutto al Nord, che, invece, hanno percentuali di posti stabili inferiori.

Posti stabili significa qualità del servizio in quanto garantiscono continuità didattica, ma anche maggiore disponibilità per le immissioni in ruolo.

La perequazione (percentuale di posti stabilizzati uguale per ogni regione) era, dunque, un obiettivo sacrosanto. Invece…

Nel preambolo del decreto interministeriale sugli organici si citano uno per uno tutti i commi che parlano del sostegno, ma si ignora del tutto il comma 2-bis che parla di perequazione regionale.

Conseguentemente la tabella F, allegata al decreto, ignora qualsiasi forma di perequazione, al punto che per quattro regioni (Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia) con percentuale di posti stabilizzati oltre la media sono stati riconosciuti in organico di diritto (stabili) nuovi posti.

Se la perequazione prevista dalla legge fosse stata applicata con rigore ragionieristico, quelle quattro regioni avrebbero dovuto cancellare posti di ruolo. Era logico attendersi, se non la cancellazione, almeno la non assegnazione di nuovi posti stabili. Invece…

La Sicilia ha avuto stabilizzati 747 posti, la Campania 545, la Calabria 233 e la Basilicata 15 per complessivi 1.540 posti che sarebbero dovuti andare ad altre regioni.

Ma c’è una ragione per cui la legge viene ignorata?